I Modenesi increduli hanno visto in questi giorni crescere otto pilastri in cemento armato in uno degli angoli più caratteristici della città storica, su suolo pubblico ma con permesso di costruire a un privato, a ridosso della cancellata dei Giardini Pubblici, entro il contenuto slargo nel quale sbocca il vicolo Albareto dal risvolto del Cinema Principe verso il viale Caduti in Guerra, in vista del “Tempio”.
E’ l’avvio di un vasto e permanente ingombro che interrompe la relazione visiva tra il viale e il verde dei “giardini ducali estensi” (così di recente promossi), lungo la “passeggiata delle mura”.
Si va dunque a riempire uno “spazio aperto urbano” di sicuro interesse storico, che la legge regionale e le norme di piano regolatore non vogliono edificabile (specie nell’interesse privato) e che anche il codice dei beni culturali (articolo 10, quarto comma, lettera g) fa oggetto della sua tutela.
Non possiamo credere che sia stata chiesta e ottenuta l’autorizzazione della Soprintendenza. Mentre rimane inspiegabile come un simile intervento possa essere stato all’unanimità assentito dalla commissione edilizia (anzi, “per la qualità architettonica e il paesaggio”). Vogliamo escludere, la sola insinuazione offenderebbe – e a ragione – chi governa la città, che l’opera rientri nel “progetto di riqualificazione” della “zona Tempio” e sia stata ammessa a contributo delle casse comunali.
Se il cantiere non sarà immediatamente fermato e non sarà rimessa, come si dice, in pristino la situazione dei luoghi, non stupiscano i Modenesi se vedranno crescere una palazzina, perché no, dentro la loro Piazza Grande (così riqualificata).
Modena, 21 aprile 2011.
Italia Nostra, sezione di Modena.
(fonte foto Gazzetta di Modena)
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