Il piccolo, certamente minore, caso degli otto pilastri di cemento armato improvvisamente spuntati, a ridosso della cancellata dei Giardini Pubblici, in un’area pubblica del centro storico assolutamente inedificabile per prescrizione della legge regionale e per previsione ancora vigente del piano regolatore (pur scomposto nei tre strumenti urbanistici come vuole la nuova legge regionale), ci pare che rimandi perfino al problema primario del governo democratico della città (la riforma delle autonomie locali promossa con leggerezza dal centrosinistra ha liberato sindaco e giunta dalla investitura fiduciaria del consiglio comunale, così gravemente indebolito).
Ci è stato detto (con la consueta buona grazia dell’assessore : “Italia Nostra è abituata a parlare a vanvera”) che l’inconsulto intervento contro i “Giardini ducali estensi” è previsto in un piano di riqualificazione non solo della “zona Tempio”, ma dell’intero “Parco delle mura” come è stato ribattezzato il Parco della Rimembranza. Uno dei numerosi progetti di quella patinata pubblicazione (2009) “Modena guarda lontano … Pensieri e progetti per la città” considerava appunto il “Parco delle Mura” come “Masterplan di riassetto del parco storico”.
Ci domandiamo allora (noi non ne abbiamo memoria) se il Consiglio comunale abbia discusso e approvato quel Masterplan che già viene dunque fedelmente applicato. E ci domandiamo con maggior preoccupazione se riflette la volontà e la responsabilità del Consiglio l’intero ambizioso pacco di “pensieri” e “progetti” che conteneva trasformazioni ben più incisive per la “Modena Futura”, come la fitta edificazione tra via Contrada e l’autostrada, la “rigenerazione urbana” della Madonnina (quattro torrioni con coperchio a larga tesa), eccetera, e pure “L’area della Stazione Piccola”, sistemata da un accordo di pianificazione concluso con la Regione (FER) che vuol realizzare (come un qualsiasi privato proprietario di aree urbane cruciali) la più elevata rendita fondiaria e pretende un carico pesante di diritti edificatori.
E per rimanere a quest’ultimo “pensiero” presentato pudicamente come “progetto di interramento della linea ferroviaria”, constatiamo che sulla superficie di copertura son fatte poi crescere quindici palazzine e due alte torri, diciotto piani e nell’ultimo il ristorante con “vista verso la Ghirlandina” (là dove l’ancora vigente piano regolatore vorrebbe l’ante – parco del Parco della Resistenza). Anche qui con la benedizione (che non manca mai) della sollecita soprintendenza che vincola i due soli edifici marginali dell’insediamento di archeologia industriale per lasciar posto a quel po’ po’ di volumi. Che non vorremmo veder crescere improvvisamente, come i pilastri cementizi della zona del Tempio da riqualificare.
Italia Nostra ritiene doveroso richiamare l’attenzione dei consiglieri comunali, partecipi dei gruppi così di maggioranza come di opposizione, sul caso certamente minore di un intervento che contrasta vistosamente con la vigente disciplina di tutela del centro storico (entro uno spazio pubblico inedificabile e su iniziativa di un soggetto privato). Un caso certamente minore, ma che rinvia a un più ampio progetto di “riassetto del parco storico”, a giudizio di questa associazione, se pur fosse stato approvato dalla soprintendenza, in contrasto con il disegno originario e il carattere del nostro Parco della Rimembranza (monumento nazionale per dichiarazione di legge 559/1926 e fatto oggetto dello specifico provvedimento di tutela 11 ottobre 2005). Un caso certamente minore che chiama perfino in causa, a ben vedere, il rapporto tra le diverse attribuzioni istituzionali degli organi di governo democratico della comunità modenese.
Modena, 28 aprile 2011.
Il direttivo della sezione modenese di Italia Nostra.
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