“Novi Ark”, arredo culturale di prestigio del “secondo parcheggio sotterraneo più grande d’Italia”.
L’han pensata bene. Novi Ark. La k, lo avrete subito inteso, è quella del Novi Park che viene da to park, parcheggiare. Non potevano dir meglio di un parco archeologico messo insieme sopra il tetto della pubblica autorimessa, ma non si potranno offendere se qualcuno parlerà di archeopatacca per l’artificio dei reperti, i più espressivi, portati su dal profondo e sistemati al medesimo livello, ciascuno pressappoco sulla sua verticale. Una approssimativa simulazione che molto piacerà ai patiti dell’antico, ma poco gioverà, crediamo, alla promozione della cultura archeologica.
Novi Ark dunque, lo dice la parola, arredo culturale di prestigio tra quelli di servizio all’autoparcheggio Novi ParK, come le griglie di aerazione, le scatole in cemento degli accessi pedonali con tanto di ascensore, le rampe che sprofondano.
L’artificiale parco archeologico pensile avrà poi i suoi padiglioni per “centro visita” e “area ristoro” e non importa se saranno nuovi ingombri di edificato in quello che era l’Ippodromo ottocentesco, nella sua fisica consistenza riconosciuto (era l’anno 1985) di interesse culturale, ma letteralmente distrutto per far posto al “secondo parcheggio sotterraneo più grande d’Italia”.
Se valessero anche per Modena i principi affermati da una recente sentenza della corte di cassazione (che ha detto no all’analogo parcheggio interrato nel parco dell’Acquasola a Genova), si tratterebbe di un reato, la distruzione di un bene culturale e non c’è Novi Ark che valga a risarcirla. Né c’è autorizzazione della soprintendenza che tenga (partecipe anzi, dice la cassazione, della illecita distruzione).
Modena, 22 marzo 2012.
Italia Nostra, sezione di Modena.