Per Piazza Roma, l’avancorte del Palazzo Ducale, bene la rimozione del parcheggio delle auto! Ma non per far posto a un prato da esibizioni equestri e a un vasto invaso d’acqua.
Scontata, ben può dirsi, la piena adesione di Italia Nostra alla ferma determinazione della amministrazione comunale di mantener fede all’impegno di rimuovere le automobili dalla monumentale Piazza Roma, lo spazio pubblico di necessario respiro della reggia estense (che vorremmo più aperta alla pubblica fruizione di bene culturale).
Pochi ricordano che quell’impegno risale al piano di limitazione del traffico del 1986 e fu confermato dal voto del consiglio comunale (luglio 1989) che pose il termine ultimativo (1995) al parcheggio allora gestito dall’ACI. Infine l’assessore, era Piercamillo Beccaria, assicurò la soprintendenza per i beni ambientali e architettonici (preoccupata degli effetti dell’inquinamento da traffico automobilistico nell’ambiente monumentale) che “dopo tale data l’amministrazione comunale [avrebbe proceduto] alla pedonalizzazione delle piazze storiche collocando i parcheggi in zone esterne al centro” (lettera 21 maggio 1990).
Più di un quindicennio è trascorso, la sosta è stata regolata nell’immediato intorno del centro, un vasto parcheggio è stato realizzato, non all’esterno ma dentro il centro storico (e con lo sventramento dell’ottocentesco ippodromo: il GIP ha detto che è distruzione di bene culturale). Dunque la sosta – auto in Piazza Roma ha perduto pure ogni ragione funzionale, e definitivamente con l’attivazione del previsto servizio continuo di collegamento – navetta a trazione elettrica. Un efficiente potenziato servizio di trasporto pubblico che valga anche a sostituire l’attuale attraversamento del centro storico con i colossali veicoli – filobus (perfino a sfiorare il sagrato del Duomo) e il fitto ingombro di guide aeree e relativi ancoraggi agli edifici monumentali (oscurato il prospetto della Chiesa del Voto!).
Piazza Roma (“Piazza Ducale”, nel toponimo preunitario) ritorna dunque al suo destino storico di vasto, unitario e libero spazio di pubblica frequentazione dei cittadini, con il suo eccentrico monumento al Menotti (in atteggiamento di sfida verso il duca della repressione), il solo elemento che interrompe la continuità del selciato di superficie. Si abbandoni allora ogni progetto che, contro i vincolanti principi del restauro urbano (dettati dal vigente piano strutturale), sottragga la piazza alla sua propria funzione e ne frammenti lo spazio, come l’artificio della conversione a tappeto erboso (per esibizioni equestri!) di una sua ampia porzione e l’arbitrio di interventi correttivi con l’inserto di ingombranti arredi e di un vasto specchio d’acqua. Nel dichiarato proposito di una presunta modernizzazione, incapace di intendere il significato dell’intangibile luogo monumentale che è l’avancorte del seicentesco palazzo dell’Avanzini.
Modena, 3 gennaio 2013.
Il direttivo della sezione modenese di Italia Nostra.