IN ITALIA I ROGHI DI LIBRI SI FANNO SENZA FIAMME
Si bruciano libri a Budapest. Ricordate l’ aforisma di Heine? Dove si bruciano libri si finisce col bruciare uomini. Altri tempi: oggi gli uomini si danno fuoco da soli. Sulla piazza dell’ Università di Heidelberguna pietra colorata del selciato ricorda il rogo di libri del 1933 con le parole di Lessing: «Un libro una volta stampato appartiene al mondo intero per tutta la durata dei tempi: nessuno ha il diritto di distruggerlo». Quella lezione la Germania l’ ha imparata. La biblioteca di Heidelberg conta circa sei milioni di libri e dentro vi circolano liberamente ogni giorno lettori e studiosi d’ ogni parte del mondo, anche non pochi italiani. Quella università si gloria di premi Nobel autentici, cioè cresciuti lì, non in altri paesi come accade da noi. In Italia intanto ai roghi di libri abbiamo sostituito sistemi meno vistosi ma più efficaci: mettere ladri alla direzione di antiche biblioteche, privatizzarle, delocalizzarle, farle morire di morte lenta, per mancanza di personale, di soldi, di spazi. Quello che fa gola è il guscio vuoto: in Italia c’ è una tradizione illustre di edifici di nobilissima architettura. Siamo pur sempre il paese che ha inventato la biblioteca pubblica ai tempi del Rinascimento. Oggi la realtà è deprimente. Vediamo due casi esemplari, Pisa e Modena. A Pisa, città universitaria per definizione, né più né meno di Heidelberg sua quasi coetanea, la grande biblioteca della Sapienza è sotto sfratto. Si dice che l’ edificio sia stato colpito dal terremoto dell’ Emilia Romagna, anche se resta oscuro come sia avvenuta questa deviazione selettiva del percorso del sisma. Per ora,i libri sono da un annoe mezzo prigionieri di un carcere che per una singolare astuzia della ragione si chiama la Sapienza: è il cuore dell’ Università e il monumento pisano più noto nel mondo, Torre pendente a parte. Fu sede nel 1839 del primo congresso degli scienziati italiani, memorabile auspicio dell’ unità d’ Italia. Oggi è desiderato per altri usi. E i libri? Non li vuole nessuno. Incombe la minaccia di un deposito remoto e anonimo, fuori città, mentre autorità cittadine, professori e studenti assistono distratti al disastro. Prendiamo l’ altro caso, quello della Biblioteca Estense di Modena. Nata nel Palazzo Ducale insieme alla Galleria Estense, ha sede da 130 anni nel Palazzo dei Musei, già «Grande Albergo delle Arti»: una scelta esemplare da parte del Comune di tutela del patrimonio culturale e di apertura all’ uso pubblico del sapere. Vi aleggia lo spirito di bibliotecari come Ludovico Antonio Muratori e Girolamo Tiraboschi, numi tutelari dello studio della storia e della letteratura italiana trovarono un luogo di elezione. Oggi quel luogo è sotto la minaccia di un radicale mutamento. Tutto comincia quando, il 13 novembre 2007, viene firmato un protocollo d’ intesa tra il ministro dei Beni e le attività culturali Francesco Rutelli, il sindaco di Modena e la Fondazione Cassa di risparmio di Modena. In nome della «valorizzazione», si decise lo spostamento della Biblioteca nell’ ex ospedale settecentesco di Sant’ Agostino, diventato proprietà della Fondazione bancaria. Al Palazzo dei Musei svuotato dai libri restava il compito di «valorizzare» le collezioni d’ arte. La sezione modenese dell’ associazione Italia Nostra non attese la firma del protocollo per protestaree appellarsi al ministero. Ma sono passati sei anni e la minaccia è rimasta pendente, anzi si è aggravata. Vi si sono aggiunte non solo le volgarità di cui è capace il provincialismo italico, come l’ idea di definire “Beaubourg modenese” il nuovo «polo culturale», ma anche ben più gravi volgarità architettoniche. Un’ autorizzazione ministeriale (ministro Ornaghi) ha consentito la libera ristrutturazione del settecentesco ex Ospedale S. Agostino con l’ aggiunta di due torri librarie svettanti nel panorama urbano: un attentato alla Ghirlandina, una clamorosa violazione dei principi del restauro architettonico e delle norme del piano regolatore. Per Pisa, per Modena, ma non solo per loro si attende ora un’ inversione di rotta. È tornato a sollecitarla il presidente della sezione modenese di Italia nostra, l’ avvocato Giovanni Losavio, con un appello al ministro dei Beni culturali. La aspettano tutte le biblioteche pubbliche italiane. Senza libri, senza biblioteche pubbliche non c’ è cultura che tenga. Un paese civile non può restare impiccato alla televisione.
ADRIANO PROSPERI
laRepubblica 23 dicembre 2013 –
DIFENDIAMO IL PROGETTO DELLA BIBLIOTECA ESTENSE
Andrea Landi – Se il professor Prosperi si fosse correttamente informato sul progetto di riqualificazione dell’ex ospedale S.Agostino di Modena non avrebbe utilizzato l’infelice metafora del rogo nel suo articolo su laRepubblica del 16 dicembre. Tra le tante tecnologie previste ne futuro Polo della Cultura modenese, infatti, ce n’è una che consente di mantenere al di sotto del 15 per cento la quantità di ossigeno all’interno delle due torri librarie, in modo da rendere impossibile qualsiasi principio di combustione. Quindi il milione di preziosissimi volumi della Biblioteca Estense e della Biblioteca Poletti, trasferiti nella nuova sede saranno molto più al sicuro di quanto siano ora nel palazzo dei Musei. Aggiungo che il trasferimento delle due biblioteche nel nuovo Polo della Cultura, previsto nel 2017, consentirà di valorizzare un patrimonio librario che nelle condizioni attuali risulta poco fruibile; al tempo stesso renderà disponibili nel palazzo dei Musei, ampi spazi per le collezioni statali della Galleria Estense, stupisce che in un paese che non si contano più gli episodi di incuria e si continuano a tagliare i fondi per la cultura il professor Prosperi e Italia Nostra rivolgano la loro indignazione contro un progetto culturale (firmato per la parte architettonica da Gae Aulenti) che mira alla tutela del patrimonio storico e artistico e sul quale la Fondazione investe ingenti risorse. Da studioso dell’intolleranza non può non sapere quanto i pregiudizi e gli integralismi, non solo religiosi, nuocciono alla causa della verità.
Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
Luca Bellingeri – Non posso che condividere il principio, espresso dal prof.Prosperi su laRepubblica del 16 dicembre, in base alla quale “senza libri, senza biblioteche pubbliche non c’è cultura che tenga” e la preoccupazione per la sorte dei nostri istituti, troppo spesso privi di mezzi, personale e spazi adeguati è anche la mia. Proprio per questo ho trovato improprio l’accostamento fra lo scenario di degrado tratteggiato e le vicende della Biblioteca Estense di Modena, destinata ad un trasferimento in una nuova sede. Da bibliotecario vorrei infatti sottolineare come, grazie al tanto criticato “progetto S.Agostino” , l’Estense oggi fortemente condizionata dall’assoluta mancanza di spazi, potrà contare su una superficie quasi doppia rispetto all’attuale, all’interno di un edificio antico ristrutturato per ospitare un polo bibliotecario, potrà disporre di ambienti articolati per tipologia funzionale e natura dei servizi implementando le raccolte in libera consultazione, potrà valorizzare adeguatamente il proprio materiale più prezioso e le storiche librerie settecentesche, potrà infine ripensare radicalmente hai propri servizi , prevedendo innovative forme di integrazione e collaborazione con l’altra biblioteca, comunale, presente nel polo. Al di là delle polemiche più o meno strumentali e delle legittime critiche avanzate al progetto, il Polo S.Agostino rappresenta l’esatto contrario di quanto denunciato da Prosperi e potrà invece costituire la tangibile testimonianza di un concreto intervento a favore di una delle nostre più prestigiose ed antiche biblioteche.
Direttore della Biblioteca Estense di Modena
MA QUELL’ISTITUZIONE NON SARA’ PIU’ PUBBLICA
I miei cortesi critici modenesi dimostrano che in una città civile come la loro la sorte di una biblioteca è capace di accendere le passioni: al confronto il silenzio delle istituzioni pisane fa impressione. Ma i modenesi fanno finta di non capire: la questione non è quanto sarà grande e bella la sede dell’ex ospedale di Sant’Agostino. Qui si tratta del carattere originario e fondamentale della Biblioteca Estense: una biblioteca pubblica. Come ha dichiarato il suo direttore Bellingeri, “senza libri senza biblioteche pubbliche non c’è cultura che tenga”.
Il giorno in cui sulla porta dell’Estense campeggerà il cartello “Fondazione Cassa di risparmio di Modena” si sarà rotta un’antica, nobile tradizione.
Adriano Prosperi