Era uno dei magniloquenti progetti, si ricorderà, di quel fascicolo patinato che, firme congiunte di Sindaco e dell’allora Assessore, lanciava Modena nel futuro. “Modena Futura”, appunto. Un flop si è poi in generale rivelato per la fortuna dei modenesi, allontanato perfino l’assessore.
Un unico progetto, affidato, ma perché mai, ad un universitario di Torino, ce l’ha fatta a sopravvivere per mettere dentro al “Parco” per antonomasia a Modena (prima della nuova pretenziosa denominazione che evoca le mura atterrate) una decina di nuovi edifici incorporati nel suolo con fondazioni e strutture di sostegno in cemento armato. Sul modello della palazzina sorta in anticipo un paio d’anni fa, si direbbe un assaggio, a fianco del Cinema Principe e a ridosso della recinzione dei Giardini Pubblici, oggi divenuti Parco Ducale. Palazzina vietatissima dalle norme del Piano regolatore – RUE e dunque un abuso edilizio anche se promosso su suolo pubblico dalla amministrazione comunale (che è padrona dell’area, ma non ne ha la libera disponibilità), anzi per ciò ancora più grave. E a maggior ragione è vietatissima la diffusa edificazione del “Parco”.
Si tratta di una vera e propria lottizzazione, appena mascherata dalla formale concessione di uso del suolo pubblico. Un uso in astratto essenzialmente precario, ma, per le stabilissime caratteristiche strutturali dei singoli elementi compositivi e per il rilevante impegno finanziario richiesto ai concessionari, si tratta di vera e propria vendita di aree per una edificazione senza limiti nel tempo, se non per la naturale consunzione del cemento armato. Una definitiva privatizzazione, che crediamo possa esporre gli amministratori a responsabilità da danno erariale.
Certo la proliferazione disordinata di box di ogni foggia (ma sempre abilitati dalla amministrazione comunale, come quell’infilata di veri e propri vagoni stretti tra alberata e marciapiedi allo sbocco di Viale Caduti in Guerra nel Largo Garibaldi) esige un intervento di drastico riordino, che confermi il carattere di precarietà di quella che deve rimanere una leggera attrezzatura stagionale – estiva del verde pubblico dello storico Parco della Rimembranza.
Perché il Parco della Rimembranza è stato formalmente riconosciuto di interesse storico e perciò assoggettato, come bene culturale, alla tutela della Soprintendenza. Che si è affrettata ad approvare la lottizzazione dello storico parco. Come per altro senza vergogna aveva qualche anno fa assecondato la distruzione di un pezzo dello stesso Parco della Rimembranza, abbattute tutte le piante e anche il deodara dell’originario impianto, davanti al palazzo (è opera ottocentesca del Costa, l’architetto del monumentale teatro comunale di Reggi Emilia) lasciato libero dalla Questura per divenire un condominio di lusso.
Ed oggi davanti al palazzo che fu la Questura i modenesi vedono uno stentato giardinetto condominiale: la reticella verde di recinzione protegge la finta aiuola centrale che dissimula la griglia di aerazione del privato parcheggio sotterraneo dal Comune lasciato costruire, in luogo del Parco, a servizio esclusivo (e con immaginabile rivalutazione) del ristrutturato condominio. La amputazione dello storico parco. Una sfacciata privatizzazione di suolo e sottosuolo pubblici. Se questo è buon uso di un bene comune. Se questa è tutela di un bene culturale.
E’ il precedente che introduce (ma non vincola) alla generale lottizzazione del “Parco”.
Modena, febbraio 2014.
Il direttivo della sezione modenese di Italia Nostra.