Un progetto che cancella l’identità di due storiche biblioteche.
Guardiamo il progettato polo librario dentro il vasto complesso immobiliare che fu l’Ospedale Sant’Agostino. Se pure corrispondesse (ma crediamo che non sia così) al modello ideale di biblioteca secondo i più aggiornati standard di efficienza, varrebbe però per una biblioteca di pubblica lettura e di nuova istituzione. Perché qui si tratta del trasferimento di due raccolte librarie storiche e di ricerca, da oltre un secolo insediate nel settecentesco pubblico Palazzo dei Musei secondo riconoscibili intenzioni di sistemazione monumentale. E non solo per la “Poletti”, con la solenne statua marmorea dell’Architetto di Pio IX e le due grandi tempere celebrative a segnalarne l’ingresso, al fondo del Museo Lapidario. I vani settecenteschi del Grande Albergo delle Arti (divenuto Palazzo dei Musei), progettati dal Termanini, accolsero senza forzature le scaffalature da lui disegnate, rimosse, con la biblioteca, dal Palazzo Ducale. La Poletti nasce dal lascito dell’Architetto, condizionato all’insediamento entro spazi della municipalità, con la vocazione agli studi di storia della architettura e dell’arte. L’Estense è la biblioteca della più longeva dinastia preunitaria, quindi con fondi antichi anche di preziosissimi codici miniati (la Bibbia di Borso!) e manoscritti, arricchiti da successive acquisizioni che ne hanno confermato il carattere di istituto di ricerca. E stretto è il rapporto, di vera e propria integrazione nel medesimo accogliente edificio, con l’altra raccolta palatina, la Galleria Estense. Non v’è ragione di abbandonare l’assetto storico delle due biblioteche, quando è ancora attuale la disponibilità di spazi contigui (di recente lasciati dal trasferito Ospedale Estense) nello stesso fabbricato per una adeguata, si direbbe fisiologica, espansione. Il progetto della nuova sistemazione nel polo librario non si preoccupa affatto di segnalare la diversa identità dei due istituti, assemblati invece in una soluzione di astratta efficienza di servizi, e per l’Estense addirittura riserva un inconcepibile smembramento, relegando in una diversa sezione del comparto ex ospedaliero, nel polo espositivo, la conservazione e l’ostensione dei fondi antichi e rari, oggetto di mostra, non di studio. E poiché questa sezione è sistemata nella porzione dove nell’Ottocento – con le altezze ribassate – era stato ricavato l’Ospedale Militare, alle scaffalature del Termanini, qui destinate, saranno amputati gli zoccoli. Ma sono tante di più le librerie ottocentesche, modellate su quelle del Termanini, che non saranno trasferite e rimarranno nel palazzo dei musei, vuote ed inerti, per un incerto destino. Si desti l’attenzione della soprintendenza per i beni storici e artistici.
Conferite nel progetto di una privata fondazione, l’Estense e la Poletti, mescolate ad altre e eterogenee funzioni, sono condannate ad una forzata modernizzazione che ne cancella irrimediabilmente gli originari caratteri distintivi. Ci ostiniamo a crederlo: in una repubblica che tutela, per precetto costituzionale, il patrimonio storico e artistico della nazione non può essere priva di protezione l’identità di due storiche biblioteche pubbliche.
Italia Nostra, sezione di Modena.
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