Che la serra ducale dei giardini pubblici sia la sede più appropriata per il “palatipico” è stato messo in discussione sulla stampa con ragionevoli considerazioni. Non solo perché (e sarebbe già una buona ragione) scompagina il fitto programma espositivo della Galleria civica. Ci si domanda se sia stato considerato innanzitutto che si tratta di un ambiente monumentale (creato dal più celebrato architetto di teatri nell’Europa del 600), che pone perciò insuperabili condizioni di rispetto; e la compatibilità con il nuovo, benché temporaneo, uso dovrà essere verificata dall’ufficio della “tutela”, la soprintendenza, che nel caso affermativo è poi chiamata ad approvare il progetto di attrezzature e arredi funzionali a quell’uso. Ma si tratta in ogni caso di spazi non solo di limitata estensione se non angusti, ma pure di forme irregolari, allungate e strette: sono capaci, ci domandiamo, di ospitare le strutture espositive e le annunciate manifestazioni dimostrative e di dare adeguata accoglienza ai visitatori che si immaginano ben più numerosi di quelli interessati all’arte in mostra? Insomma anche a noi paiono fondati i dubbi sulla stessa idoneità funzionale della serra monumentale dei giardini pubblici, da molti anni assegnata alla Galleria civica che ne ha fatto un ottimo appropriato uso.
Ci pare quindi opportuno che si consideri se la città non offra sedi diverse, altrettanto idonee per posizione e facilità di accesso (prossimità al centro monumentale e alla stazione ferroviaria), ma più ampie e capaci di dare ben altro respiro a una manifestazione che ambisce a un forte richiamo di persone. Esclusa in ogni caso la soluzione di padiglioni realizzati ad hoc in liberi spazi pubblici del centro storico. Non spetta certo a noi dare suggerimenti al riguardo, ma non vogliamo sottrarci a una estemporanea, ci rendiamo conto gratuita, ricognizione, ma esemplificativa – crediamo – di ben più ampie e diverse disponibilità. Perché non verificare con la proprietà la disponibilità del vasto edificio che fu il magazzino di materie prime e di prodotti finiti della Manifattura tabacchi, che non sembra immediatamente investito dal cantiere di ristrutturazione? Forse la proprietà potrebbe apprezzare anche l’effetto di promozione della impegnativa operazione di conversione del complesso alla funzione abitativa. Pensiamo anche al Cinema Principe, oggi di proprietà comunale e sottoutilizzato, ma siamo certi che una applicazione mirata sia altrimenti capace di trovare la più appropriata ed efficace soluzione a un problema cui la città annette un non secondario ruolo strategico.
Modena, 18 dicembre 2014.
Italia Nostra, sezione di Modena.