Stupisce che il suggerimento del gruppo consiliare Cinquestelle non sia stato ripreso dalla stampa con il dovuto rilievo, perché non si potrebbe immaginare una soluzione più appropriata: entro la villa dove nel 1931, sulla linea del viale Caduti in Guerra, di fronte all’Orto botanico, fu insediata la gloriosa Stazione Agraria Sperimentale. La prima costituita nell’Italia Unita con decreto del ministro Minghetti 1870, che per oltre un secolo ha svolto attività di ricerca di alta e riconosciuta qualificazione tecnico-scientifica, divenendo infine Istituto Sperimentale Agronomico, irresponsabilmente soppresso nel 2006 nel sostanziale disinteresse della città.
L’associazione Italia Nostra si impegnò perché la preziosa biblioteca specialistica (oltre diecimila volumi ed annate complete di importanti riviste straniere altrove non reperibili) non si disperdesse, così come il rarissimo archivio pedologico anche a documentazione dei terreni delle ex colonie. Obbiettivo solo parzialmente raggiunto, mentre del tutto insoddisfatta è la esigenza che l’edificio pubblico con l’ampio giardino circostante trovi una destinazione coerente con la storia dell’Istituto, essendo fallita la soluzione di insediarvi una sezione della facoltà di agraria dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Ora la Villa del viale Caduti in Guerra è chiusa e inerte e non si vorrebbe che il proprietario ente pubblico nazionale coltivasse il proposito di un impiego speculativo. Mentre è uno spazio immediatamente e ben altrimenti disponibile.
Ebbene, certamente la più intelligente è l’idea di dare sede alle manifestazioni modenesi connesse all’EXPO 2015 nell’edificio della Stazione Sperimentale Agraria, con la disponibilità degli ampi spazi del giardino (l’orto delle sperimentazioni), in posizione prossima alla stazione ferroviaria e quindi anche logisticamente perfetta.
Con il dichiarato collegamento alla tradizione di ricerca dell’Istituto, la soluzione assicura dignità culturale a una iniziativa che rischia di condannarsi a una banale promozione commerciale dei prodotti enogastronomici locali se non sappia esprimere un originale contributo al tema proprio della esposizione universale “Nutrire il pianeta. Energie per la vita”.
Un simile impiego necessariamente temporaneo dell’edificio contiene per altro in sé la indicazione decisiva per il riscatto dalla attuale condizione di abbandono e per una definitiva destinazione coerente con la tradizione dell’Istituto di ricerca e sperimentazione agraria che ha animato quel luogo fino alla recente soppressione.
Italia Nostra ritiene che la proposta di insediare il “palatipico” nella villa che fu sede della Sezione Sperimentale Agraria debba imporsi alla responsabilità di chi governa la città.
Modena, 9 gennaio 2015
Italia Nostra. Sezione di Modena.
NdR: L’istituto fu diretto negli anni ‘50/60 dal prof. Alfonso Draghetti, castelfranchese, oggi unanimemente ritenuto uno agli antesignani della critica all’agricoltura intensiva industrializzata ed uno dei primissimi studiosi a perorare (nel suo volume “Principi di fisiologia dell’azienda agraria”, pubblicato per la prima volta nel 1948) il ritorno ad un ciclo agricolo in armonia con le leggi, ritenute universali, della natura. Uno studioso di primissimo livello autore di numerose pubblicazioni scientifiche d’avanguardia che oggi in occasione di un evento come l’Expo la città di Modena dovrebbe degnamente ricordare.