Le dichiarazioni della presidente della Lapam che, nel sollecitare l’immediato avvio del ‘progetto sant’Agostino’, addebita i ritardi a Italia Nostra, che a suo dire «blocca un cantiere e quasi uccide la speranza» (Carlino e Gazzetta 1 marzo 2015), inducono l’associazione a ribadire, esponendola in sintesi, la propria posizione sul tema oggi posto alla attualità politica della comunità modenese.
Italia Nostra fin dal momento in cui è cessata la destinazione ospedaliera del comparto del Sant’Agostino ha posto all’attenzione della città il problema del recupero di quella vasta struttura ad una nuova funzione idonea a salvaguardarne i caratteri storico-artistici e ad assicurare ad essa un ruolo di analogo rilievo nel contesto urbano. Problema di urgente soluzione per scongiurare altrimenti il rischio di un rapido degrado. L’associazione salutò dunque come soluzione appropriata l’acquisto della Fondazione cassa di risparmio motivato dal proposito del recupero strutturale e della destinazione dello storico complesso alle esigenze di rinnovo e sviluppo delle istituzioni culturali della città.
Italia Nostra motivò poi il proprio dissenso sul trasferimento nell’ex Ospedale Sant’Agostino delle biblioteche Estense e Poletti (insediate da oltre un secolo nel Palazzo dei Musei) con molteplici ragioni di merito. Innanzitutto perché contraddice la programmazione alla quale l’Amministrazione comunale si era da oltre un decennio impegnata elaborando il progetto della espansione fisiologica della biblioteca Estense e degli altri istituti statali e civici nella porzione retrostante dello stesso Palazzo dei musei, finalmente liberata dalla impropria destinazione ospedaliera. Soluzione assai meno costosa, rispettosa della identità delle due storiche biblioteche, suggerita anche dall’elementare buon senso. Il trasferimento nel così detto “polo librario”, concepito come una moderna biblioteca di nuova costituzione a vastissima frequentazione di pubblica lettura, non tiene per altro conto del carattere della Estense e della Poletti, biblioteche storiche di conservazione, ricerca e studio, dirette a servire una speciale domanda necessariamente assai contenuta. Ad esse perciò non si addice il complesso apparato tecnologico di deposito e lettura progettato per una indiscriminata vastissima utenza. Senza dire che il sistema delle torri librarie di deposito con prelievo robotizzato è modello ormai desueto e generalmente abbandonato dopo le prove disastrose della Grande Bibliothèque di Parigi e, più vicino a noi, della Universitaria di Bologna.
Italia Nostra ha suggerito una soluzione alternativa coerente con i propositi di dar vita a un vivace centro culturale capace di una forte attrattiva specie tra i giovani: in luogo delle due biblioteche di ricerca, frequentate in pratica da studiosi e specialisti, si trasferiscano nel Sant’Agostino la Galleria civica con le sue collezioni di arte contemporanea e il Museo della figurina che oggi, insediati nel palazzo Santa Margherita, contendono alla Delfini spazi per essa vitali e ne impediscono quella espansione che valga a promuoverla a vera e propria biblioteca della città. La disponibilità offerta nel Sant’Agostino sia dunque la occasione per la generale riprogettazione del sistema bibliotecario urbano.
Il dissenso di Italia Nostra non è stato dunque immotivato e la opposizione al progetto della Fondazione non è affatto pregiudiziale. Pregiudiziale invece è stato ed è ancora il rifiuto a considerare nel merito le argomentate ragioni del dissenso e la proposta alternativa, liquidate con il falso schema polemico di comodo della gretta conservazione dell’esistente perseguita fino al limite estremo della condanna all’irreparabile degrado. Si ricorderà che Comune e Fondazione si sono sottratti al confronto pubblico pur promosso da una parlamentare non certo politicamente prevenuta.
Infine francamente sconcerta la svalutazione, anzi il risentito rifiuto, della istanza di legalità che ha indotto Italia Nostra a rimettere alla giustizia amministrativa la questione del doveroso rispetto così delle regole che il Comune si è dato per gli interventi nel centro storico, come della disciplina del restauro dettata dal codice dei beni culturali. Perché crediamo che nascerebbe male un “polo culturale” costruito contro le norme esse stesse espressione della moderna cultura della città e del patrimonio storico artistico.
Modena, 4 marzo 2015.
Italia Nostra, sezione di Modena.