Finché davanti alla Cattedrale continuerà a fluire il traffico pubblico e privato dei veicoli non si potrà certo parlare della “piazzetta” “astuccio del gioiello”, così apparsa a Cesare Brandi in una sua visita negli anni sessanta del Novecento. Ogni altra città ha riservato alla facciata principale della propria cattedrale il doveroso rispetto di un ambiente raccolto, sottratto al traffico veicolare di attraversamento, insomma una piazza o comunque un luogo dedicato innanzitutto al respiro del monumento. Molto bene dunque il dichiarato proposito del sindaco di pedonalizzare l’intero Corso Duomo che oggi è percorso anche dai veicoli privati autorizzati all’accesso al centro storico. Ma è una misura insufficiente. L’interferenza più vistosa è costituita dai pesanti vagoni del filobus, con effetti esiziali di vibrazioni sulle lambite strutture del tempio e con la interferenza nel quadro visivo della facciata della rete aerea dei cavi di alimentazione (che si infittisce quasi a costituire una vera e propria tettoia nell’allaccio alla via Emilia). Si studi un percorso alternativo con ingresso da Sant’Agostino, lungo la Via Emilia, mentre davanti al Duomo semmai si tolleri temporaneamente il solo passaggio di una navetta passeggeri, leggera e a trazione elettrica. La occasione del rifacimento della pavimentazione di corso Duomo (non ne discutiamo qui la resa qualitativa) sia colta per la soluzione di integrale rispetto dovuto alla Cattedrale, la più insigne del romanico lombardo –emiliano, unica riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.
Modena, 2 aprile 2015.
Italia Nostra, sezione di Modena.