Giorgio Pighi il loquace sindaco che ha deciso la valorizzazione commerciale del monumentale Parco della Rimembranza e ha personalmente beneficiato della archiviazione, nell’empito di entusiasmo per la insperata assoluzione, ha frainteso la sentenza che lui stesso, avvicinato dal cronista del Carlino, invita ad “approfondire”. Sulla imputazione dell’illecito urbanistico (la violazione cioè della disciplina di piano regolatore, che riguarda assessori e tecnici comunali) la sentenza non dice affatto “che non sono state violate le leggi e i vincoli”. Dice invece che è mancata la prova della normativa applicabile, perciò non può affermarsi che gli imputati l’abbiano violata. E’così rimasto incerto se sia stata rispettata la disciplina urbanistica. In conclusione, assoluzione dubitativa perché il fatto (il colposo illecito urbanistico, neppure adombrato il doloso abuso di ufficio) non sussiste. Decisione che non corrisponde ad alcun modello tipico delle pronunce del giudice: suo compito ineludibile, infatti, è la individuazione della norma che disciplina il caso concreto per fondarvi l’attesa decisione. E al riguardo dovrà necessariamente pronunciarsi il giudice di appello sulla annunciata impugnazione del Pubblico Ministero.
Ma pure sulla distinta imputazione di uso illecito di bene culturale Pighi non legge fino in fondo la sentenza dove, in felice contraddizione con le precedenti valutazioni (affidate alla riconosciuta autorevolezza dei consulenti tecnici della difesa delle imputate) e dopo la disposta liberazione dal sequestro dei chioschi in costruzione, nelle ultime righe si riconosce l’esigenza che la funzionale presenza di questa attrezzatura avvenga “nel pieno rispetto degli strumenti urbanistici e dei vincoli culturali e paesaggistici”, “quindi attraverso un progetto di minimo impatto ambientale”, nell’esplicito presupposto dunque che il “precedente” non abbia quella caratteristica. E si danno pure indicazioni di merito al riguardo: “realizzazione di strutture adeguate dal punto di vista sanitario, di dimensioni magari più contenute rispetto a quelle di cui al precedente progetto, in numero semmai inferiore e comunque proporzionato alle dimensioni del parco […], con l’utilizzo di materiali in armonia con il contesto verde e storico di riferimento”. Sicché, si deve intendere, i chioschi benché dissequestrati non potranno essere completati secondo il “precedente progetto”, cui la stessa sentenza oppone la propria virtuosa soluzione alternativa. La soluzione che sarà possibile sol perché Italia Nostra ha “issato la bandiera della legalità” (che l’ex sindaco Pighi vanamente ci ingiunge di “ammainare”) anche nel Parco della Rimembranza e il Pubblico Ministero ha ottenuto dal Giudice, con il sequestro, il fermo nella attuazione del “precedente progetto”. Precedente a quello (“di minimo impatto ambientale”) che la sentenza nella sua conclusione indica alla responsabilità di soprintendenza e amministrazione comunale.
Giovanni Losavio