Italia Nostra con i cittadini di Mirandola che chiedono, anzi a ragione esigono, che la Chiesa di San Francesco sia restituita così come era, per loro e per tutti è sempre stata, e deve continuare ad essere: risarcimento voluto – e dovuto – dell’evento distruttivo.
C’è un unico ammissibile progetto per la ricostruzione del Pantheon dei Pico: quello che è documentato, si direbbe che sta scritto, nell’assetto dell’insigne monumento fino al momento in cui fu colpito dalla scossa sismica.
Italia Nostra lo aveva detto quando espose le ragioni che si opponevano a mettere a concorso internazionale (e ne era stato reso pubblico il bando) le idee per la ricostruzione della chiesa di San Francesco di Mirandola in gran parte atterrata dal sisma (indenni le arche dei Pico nella navata laterale di sinistra). Dicemmo allora: “Leggiamo l’art.29 del codice dei beni culturali: il recupero del bene nella sua integrità materiale è principio e fine del restauro e per il San Francesco il progetto è tutto documentato nell’edificio come era fino al devastante terremoto . Questa è l’idea, non ve ne può essere altra, che detta il criterio del doveroso recupero”. Un’idea che il bando esplicitamente rifiutava e lanciava la inammissibile sfida tra storia e innovazione, invitando all’accostamento armonioso di inserti contemporanei a quanto resta del materiale originario”. Il bando di concorso internazionale è stato poi, come è noto, revocato, non vogliamo dire per le ragioni di merito opposte da Italia Nostra, forse piuttosto per quelle pregiudiziali di metodo: la Istituzione della tutela le idee della ricostruzione deve saperle trovare in proprio (è il suo compito) e non sta bene andare a cercarle altrove, neppure per rigorosa selezione internazionale.
Il progetto avviato alla esecuzione per rimettere in piedi il San Francesco, lo hanno ben inteso i cittadini di Mirandola, rifiuta il vincolante principio del recupero della integrità materiale dell’insigne edificio di culto, per indulgere a soluzioni modernizzanti, la cui abilitazione non può concettualmente rientrare nell’esercizio istituzionale della tutela: competente a gestire il vincolo che ha riconosciuto l’interesse storico e artistico dell’edificio nell’assetto preesistente all’evento distruttivo. La Soprintendenza nella sua valutazione non dispone di alcun diverso riferimento. Sicché al ripristino del bene in quel documentato assetto, introdotti gli ovvi dispositivi tecnici di adeguata conservazione nel tempo, come il previsto miglioramento sismico – è incontestabilmente il caso del San Francesco di Mirandola – non è data alternativa che non sia la rinuncia ad ogni intervento riparativo sul bene irrimediabilmente perduto (nel difetto di adeguata documentazione dell’assetto originario o per diversi speciali insuperabili ostacoli di ordine tecnico).
Modena/Mirandola, 3 aprile 2023.
Italia Nostra, sezione di Modena
Petizione per il come era dove era del San Francesco dal Resto del Carlino e dalla Gazzetta di Modena
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