Ai Candidati Sindaco della Città e a Chi guida le liste dei proposti consiglieri comunali.
Sono questioni molto specifiche e perfino minute quelle poste da Italia Nostra, ma la loro soluzione implica un orientamento generale di principio. Sono suggerite dalla attualità della politica della città e pretendono una sollecita determinazione.
Italia Nostra fa affidamento che sia accolto l’invito alla esplicita considerazione delle indicazioni motivate dalla associazione.
Modena, 6 maggio 2024.
Italia Nostra sezione di Modena.
Italia Nostra al candidato Sindaco (e alle liste che lo sostengono). Ci dica per favore perché sì o perché no a quel che chiede Italia Nostra.
1
Il PUG – recentemente approvato – ha soppresso la disciplina di tutela del centro storico fatta osservare nei decenni scorsi attraverso la consolidata pratica del risanamento conservativo prescritta nell’edilizia che forma l’autentico tessuto connettivo della città entro le mura, ne costituisce la massima estensione e benché non presenti straordinari pregi formali di architettura integra i caratteri che conferiscono a Modena la speciale riconoscibile identità. Non più risanamento conservativo, ma ristrutturazione con mera conservazione delle facciate, demolizione delle strutture interne (svuotati gli edifici), così sacrificate le tipologie storiche documento irrinunciabile dei modi tradizionali dell’abitare, concezione scenografica della città del passato, rifiutata la consolidata cultura del centro storico, era vanto della prassi urbanistica in Emilia e Romagna. Con una apposita variante al PUG sia ripristinata la disciplina di tutela del centro storico come dettata dal previgente piano regolatore generale.
2
Sono preziose le residue aree pubbliche nel contesto urbano che esaurita la originaria funzione sono rimaste inutilizzate, disponibili a nuovi impieghi a servizio della città di oggi e di domani. Condizione essenziale: che permangano nella piena disponibilità della Amministrazione civica. Non è così avvenuto – sorprendentemente – per la vasta area dello scalo delle ex ferrovie provinciali (per i modenesi, la stazione piccola), ora demanio ferroviario regionale, il piano regolatore da sempre lì voleva insediare i servizi generali della città. Con un patto scellerato, verrebbe da dire, tra Comune e società regionale di scopo, rimosso quel vincolo, alla fruizione pubblica è stata sottratta pressoché la metà dell’intera superficie della zona, fatta oggetto di una sfrontata speculazione edilizia, tanto più riprovevole perché promossa dalle pubbliche istituzioni, sarà immessa sul mercato come area fabbricabile per edilizia residenziale di pregio, non certo pubblica o sociale. Per l’onore della comunità modenese la convenzione Comune – Regione sull’ex scalo ferroviario della stazione piccola sia risolta dalla rinnovata Amministrazione civica (conservati tutti gli intatti edifici funzionali all’unitario impiego di scalo ferroviario, straordinario l’interesse di archeologia industriale, e funzionali pure alla prospettata destinazione a sede regionale e provinciale della Fondazione Its Maker (Istituto Superiore Meccanica Meccatronica Motoristica e Packaging).
3
Del vasto spazio pubblico compreso tra viale Monte Kosica e viale Montecuccoli (esaurita la funzione di scalo merci della stazione ferroviaria) l’Amministrazione comunale ha progettato l’impiego come sede di hub intermodale dei servizi di pubblico trasporto urbano e già il consiglio comunale nell’indirizzo votato la scorsa estate ne ha preconizzato una sorta di lottizzazione che assegna una buona parte dell’area al mercato privato per destinazioni di massima remunerazione (non rispondenti cioè a riconosciuti bisogni della città, anzi sconsigliabili per accumulo/sovraccarico di eterogenee funzioni) al dichiarato fine di ricavare un rilevante contributo a sostegno delle spese dell’intervento pubblico. Miope attitudine di gestione economico-finanziaria, ribelle ad entrare in quel bilancio il valore incommensurabile di una porzione di area pubblica in un sito cruciale dove si incrociano molteplici funzioni urbane. Rimanga quindi vincolata ai servizi generali della città l’intera area dello scalo merci della stazione delle ferrovie dello stato.
4
In talune aree non edificate del territorio periurbano – e pure urbano – interessate da previsioni di urbanizzazione e/o edificatorie si sono sviluppate compagini di vegetazione spontanea a carattere boschivo – essenze che rimandano a preesistenti ed estinte coperture vegetali autoctone –, divenute ben presto ricovero di specie animali oggi pressoché scomparse generalmente in quelle zone (un solo esempio, la zona di Saliceta San Giuliano, oltre il margine ad est della via Giardini, era il luogo dell’antico cimitero e la fitta vegetazione spontanea si spinge fin a ridosso della dismessa casa di lavoro). Si tratta di territorio boscato tale obbiettivamente riconoscibile e perciò soggetto alla tutela paesaggistica secondo l’art.142 del codice beni culturali e paesaggio, ma non come tale censito e dunque esposto a interventi di taglio radicale in attuazione delle vigenti previsioni di trasformazione urbanistica. Indispensabile la urgente variante al PUG che riconosca le aree boscate che si sono spontaneamente formate come tali in territorio urbano e periurbano, una preziosa irrinunciabile risorsa di verde, e ne preveda la rigorosa conservazione, contro le vigenti e incompatibili previsioni di impiego urbanistico/edilizio.
5
Dal maggio 2021 le deliberazioni della giunta e del consiglio comunale non sono pubblicate nel sito istituzionale una volta scaduto il breve termine della pubblicazione obbligatoria nell’albo comunale, rimangono quindi oscurate, escluse dalla diretta consultazione on line. Violata la prescrizione del decreto trasparenza, il decreto legislativo n.33 del 2013, è così inibito l’esercizio del diritto alla informazione sui fondamentali atti del governo della città. Alla contestazione di Italia Nostra fu risposto dall’assessore competente che era stata data applicazione allo speciale disposto del decreto che prevede la sola pubblicazione dell’elenco dei provvedimenti, ma si tratta dei diversi atti amministrativi che non sono oggetto di pubblicazione obbligatoria. Crediamo che la rinnovata amministrazione comunale non potrà sottrarsi all’obbligo di ripristinare la pubblicità delle deliberazioni di giunta e consiglio nel sito istituzionale di libero e generale accesso, come prescrive il decreto trasparenza per favorire l’esercizio diffuso di partecipazione – e controllo democratico – alla attività della pubblica amministrazione.
6
E’ in corso a Modena una contestata vicenda edilizia consumata su un edificio di straordinario interesse storico e artistico, la ex Caserma Fanti, fu la sede della estense scuola dei cadetti matematici, precoce istituzione di istruzione superiore di genio militare e insieme civile (prima facoltà di architettura in Italia?), un unicum nel panorama nazionale, da allora mantenuta integra anche la originaria organizzazione funzionale degli spazi interni. La vigente disciplina edilizia lì ammette il solo restauro (perfino) scientifico, immodificabili i prospetti, come descritti nello stesso provvedimento di vincolo, e la interna organizzazione degli spazi funzionale alla unitaria destinazione. Connivente la soprintendenza, che per parte sua l’ha autorizzata, è stata dall’assessorato abilitata la radicale ristrutturazione dell’edificio convertito nel condominio di oltre trenta appartamenti di lusso, aperti nel prospetto sulla stretta via Saragozza otto varchi-garage in luogo delle finestre come tali registrate nel decreto ministeriale di vincolo, parcellizzata nelle oltre trenta unità abitative la unitaria tipologia dell’interno. [Nulla del centro storico si vuole conservare – rileggiamo il punto 1 – neppure i monumenti]. Ebbene la stessa società che è stata così beneficiata ha acquistato la contigua Caserma Garibaldi, già sede del Distretto militare, ma essenziale elemento integrante del quattrocentesco insediamento benedettino, edificio di assoluto interesse storico-artistico, soggetto alla disciplina comunale di restauro scientifico. Non è stato ancora avviato il procedimento per il nuovo impiego che è legittimo supporre non dissimile da quello consentito nella Fanti. La nuova amministrazione non potrà certo ritenersi vincolata dall’illegittimo precedente: Italia Nostra pone la esigenza imprescindibile che sia fatta rispettare (la legalità prima istanza della amministrazione dell’edilizia e specie monumentale) la vincolante disciplina del restauro scientifico per l’intervento atteso nell’ex Caserma Garibaldi (e in ogni altro edificio di riconosciuto interesse storico e artistico della nostra città).
7
Rinnovata la pavimentazione di corso Canalchiaro, la più bella strada di Modena, lo si riconosca non regge il peso e l’ingombro delle pesanti vetture del filobus, che poi si infilano di misura nel sottopasso del palazzo arcivescovile e lo fanno tremare, sfiorano il sagrato del Duomo tagliando con i cavi aerei la prospettiva verso la facciata (non giovano alla stabilità dell’insigne monumento le vibrazioni trasmesse alle fondazioni) e infine all’intersezione della via Emilia hanno bisogno del fitto intreccio aereo di ferraglia (una vera tettoia) sostenuta dai numerosi tiranti infissi nella facciata della seicentesca Chiesa del Voto (che certo non se ne giova). Nessun disagio dalla sospensione della linea negli anni dei lavori di revisione dei sottoservizi e ripavimentazione di Corso Canalchiaro, trovata subito l’alternativa. E sia l’occasione per riconoscere pure che è incompatibile con la morfologia del centro storico e il disegno delle sue strade il sistema di attraversamento con i voluminosi veicoli (sempre vuoti se non siano gli orari scolastici), ingombrato il cielo dalla trama dei cavi, per adottare la soluzione con successo validata a Reggio Emilia e Parma, vetture leggere ad autonoma trazione elettrica con frequenza di corse misurata sulla differenziate esigenze di trasporto nell’arco della giornata.
8
E’ probabile che il nuovo Sindaco, la nuova Amministrazione, dovrà ancora misurarsi con la questione rimasta irrisolta di un nuovo chiosco a completare il piano di valorizzazione commerciale del Parco della Rimembranza che la città aveva voluto dedicare alla memoria dei tanti Modenesi caduti nella grande guerra, un albero a ciascuno. Contro il cedro del libano che portava un Nome, ora dimenticato, e tra i tre fitti tassi cresciuti a cespuglio nell’intorno, anch’essi dell’impianto originario del parco, di fronte all’ottocentesco palazzo Bonacini (architetto Cesare Costa) ci stava la Questura, si vuole a forza calare l’edificio di bar-ristorante. Se pur fosse possibile evitare l’abbattimento di cedro e tassi ne sarebbe distrutto per certo l’apparato radicale e lo vieta lo speciale regolamento comunale. Dal nuovo Sindaco si attende la decisione che salvi dal cemento armato quell’angolo di fitto verde del Parco tra viale della Rimembranza e via Cavedoni (ora è segnato a terra il perimetro dell’area concessa, la si osservi, come possono starci gli otto moduli del previsto chiosco?).
Modena, 1°maggio 2024
Italia Nostra sezione di Modena