Carlino e Gazzetta hanno dato grande rilievo a un singolare evento di promozione commerciale (cui le due redazioni erano state invitate perché ne riferissero). Proprietari dell’edificio e promotori dell’intervento, architetto progettista, Assessore comunale a cultura e centro storico, Vicario diocesano in rappresentanza del vescovo, tutti insieme per lo spot pubblicitario dell’opera che converte in codominio di 36 appartamenti di gran lusso lo storico edificio (all’angolo tra Via Ganaceto e Via della Cerca) delle Dame Orsoline. Lo ricevettero in donazione dalla famiglia Forghieri nel 1903 e prima era dei Giacobazzi e fu all’origine il seicentesco Palazzo Moreni, trasformato nel tempo anche nelle strutture via via, nel 1923 sopraelevato di un piano, unificate le facciate, come ancor oggi si presentano, in forme settecentesche. Sede dapprima di una scuola, insegnanti le religiose, poi studentato femminile, ha ospitato anche il Liceo San Carlo. Conserva due piccole chiese, l’una originaria del Settecento al piano terra su Via della Cerca, l’altra all’interno al secondo piano, caratterizzato l’edificio dall’impianto funzionale unitario per grandi spazi che ben si erano prestati al servizio di aule scolastiche.
Tutto per bene, diciamo subito, la vendita per immissione nel mercato dell’edilizia, con destinazione di massima valorizzazione economica, sarà stata autorizzata dalle autorità dell’Ordine religioso e dalla Direzione regionale del ministero della cultura (nella disciplina del codice beni culturali i beni degli enti religiosi sono parificati a quelli degli enti pubblici); il progetto sarà stato sicuramente approvato dalla soprintendenza e, conforme alla disciplina comunale edilizia, formalmente abilitato. Sorprende tuttavia che alla pubblica presentazione dell’offerta al mercato, mezza pagina con foto di Carlino e Gazzetta, abbiano partecipato (non si era mai visto) Assessore comunale a cultura e Vicario diocesano in rappresentanza del Vescovo, per salutare il primo l’investimento privato che riporta residenti nel centro storico (quelli che se lo possono permettere, sono appartamenti di gran lusso) e per benedire il secondo il ritorno degli spazi di grande valore educativo, gestiti in passato dalle Orsoline, alla finalità di accoglienza, nell’ottica di rendere Modena ancora più attrattiva e ospitale. Proprio così il giornalista ha registrato le ispirate parole. Significativa coincidenza: altra pagina con foto di quella stessa Gazzetta, stesso giorno, la Vicesindaca è a Roma per partecipare alla grande manifestazione dei Comuni che chiedono un piano casa nazionale, le città per il diritto alla casa.
È dunque cosa fatta, ferma e formalmente incontestabile la determinazione delle istituzioni che l’hanno abilitata. Capo ha e non vale sprecar fiato. Ma Italia Nostra non può rinunciare a esprimere il proprio motivato dissenso, è suo compito benché non grato. Crediamo che non si tratti di recupero, perché la comunità modenese è stata privata di un bene comune. Con lessico nuovo si considerano beni comuni se, indipendentemente dalla formale titolarità proprietaria, assolvono a una funzione sociale, per il bene appunto comune, cioè di tutti. E gentrificazione, riserva di cittadini molto abbienti nel neologismo degli urbanisti, è l’isola di 36 appartamenti per residenza di lusso, lì dove stava uno studentato femminile che attendeva di essere confermato. E, innanzitutto, l’edificio delle Orsoline è bene culturale che per la funzione di istruzione e educativa (ben evocata dal Vicario generale) è ordinato in vasti spazi unitariamente gestiti; quindi è incompatibile con il carattere di organizzazione strutturale, con la speciale tipologia, la destinazione alla frammentazione in ben 36 unità abitative, distinte proprietà in condominio, parcellizzato il luogo fisico storicamente e funzionalmente unitario, parcellizzata la titolarità proprietaria. La cittadinanza modenese, privata della accoglienza delle Orsoline, perde un bene comune, perde insieme un bene culturale.
Modena, fine dicembre 2024.
Italia Nostra, sezione dì Modena.
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