Le demolizioni nel complesso di archeologia industriale della gloriosa AMCM non costituiscono reato, ha così deciso il GIP che ha fatto proprie le ragioni del pubblico ministero. Non le condividiamo affatto, ma non intendiamo qui discuterle. Non penalmente illecite, quelle demolizioni sono tuttavia illegittime perché sono in contrasto con la disciplina conservativa del piano strutturale che negli ambiti consolidati di prima espansione della città tutela le architetture originarie e quelle di coerente sviluppo. Come era la rimessa dei tram, il primo e il più interessante edificio del complesso, pioniera applicazione a Modena della tecnologia del cemento armato, ancora contaminata da elementi di decoro liberty.
Si ricorderà che la direzione regionale per i beni culturali si ostinò colpevolmente a non correggere il palese errore materiale di identificazione catastale dell’edifico che, solo per ciò, sfuggì alla verifica positiva dell’interesse culturale e non costituì più un ostacolo al progetto di così detto recupero della amministrazione comunale. E sapientemente si armonizzava con l’originario impianto del complesso la palazzina degli anni 50 del Novecento di raffinato disegno dovuto alla mano sicura di Vinicio Vecchi, ma di ostacolo anch’essa al progetto comunale.
Si ricorderà ancora che alla vigilia della sentenza che avrebbe inutilmente riaperto per entrambi gli edifici il procedimento di verifica dell’interesse culturale la giunta comunale si affrettò in pieno agosto a deliberare la demolizione, con il miserabile pretesto dell’amianto.
Si ricorderà infine che questa deliberazione è stata annullata, appunto perché i due edifici sono vincolati nel piano strutturale comunale, dalla sentenza del TAR Emilia Romagna che, su ricorso di Italia Nostra, ha annullato innanzitutto per ben sette vizi (ciascuno sufficiente a integralmente invalidarlo) il piano attuativo di così detto recupero della ex AMCM. Quella sentenza, come è noto, è stata accettata dalla amministrazione comunale (che non l’ha impugnata) e quindi, come si dice, fa stato.
Le demolizioni sono dunque abusive pur se non fossero reato e certamente chi le ha decise si è esposto alla responsabilità da danno erariale (pari alla spesa pubblica sostenuta per l’indebito abbattimento e al valore degli edifici pubblici irrimediabilmente perduti) e non è detto che già il Procuratore presso la sezione regionale della Corte dei Conti non si sia attivato.
Un’ultima precisazione. Italia Nostra e le altre associazioni non hanno denunciato alcun funzionario, dipendente comunale, che abbia dato esecuzione alla deliberazione della giunta municipale, ma hanno segnalato all’interesse del Procuratore della Repubblica, con l’abusiva materiale demolizione, la determinazione (provvedimento proprio degli amministratori) di sopprimere i due edifici che la legge in ogni caso imponeva di conservare.
Modena, 7 febbraio 2015.
Italia Nostra, sezione di Modena.