Comunicato stampa – Modena, Teatro Guiglia, 22 settembre 2015
Novità per il Sant’Agostino
E’ stata un’estate di duro straordinario lavoro per collaboratori e avvocati del Ministero beni culturali, del Comune, della Presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio agli ultimi giorni del suo mandato. Un lavoro, protetto dal segreto, dedicato alle sorti di questo travagliato progetto di “polo culturale”oltre il traguardo non lontano (i primi di ottobre) della sentenza del TAR Emilia Romagna.
All’insaputa della città, che aveva a più voci chiesto un confronto pubblico e aveva fatto valere la esigenza della trasparenza, sono stati prodotti molteplici e assai complessi accordi, avviati prima (giugno) alla firma di ministro Franceschini, sindaco Muzzarelli, presidente della Fondazione Landi, ma poi (agosto) dirottati a quella dei funzionari di vertice delle tre istituzioni. Con la più recente novità di uno specifico accordo per avviare al più presto un intervento – stralcio, meramente conservativo, sulla parte non di proprietà della Fondazione (“demaniale” si dice, quella in uso alla Università, da intendersi) e fuori da ogni possibile contestazione. Ben venga se è di corretto restauro, come il corretto restauro dovrebbe essere esteso a tutti gli edifici lasciati disponibili dal trasferito ospedale.
Italia Nostra è venuta a conoscenza (per caso, sulla traccia di un documento prodotto nella causa davanti al TAR) dei risultati di questo riservato lavoro che chiude con quanto si è fatto fino ad ora e riprende tutto da capo nelle nuove forme semplificate dell’accordo di programma (lo speciale procedimento amministrativo che registra l’intesa tra enti pubblici cui può accedere anche il privato), di rapida conclusione, nel quale confluiscono tutti i provvedimenti necessari ad avviare il progetto su binari ritenuti sicuri (necessaria variante al piano strutturale, nuovi permesso di costruire e autorizzazione del soprintendente).
L’interesse di questo rilancio sta tutto nella esplicita confessata premessa: nulla si salva di quanto si è fatto fino ad ora, perché sono state violate le leggi dello stato e della regione, oltre alle norme di piano regolatore. Ci voleva, ma non c’era, la variante del piano strutturale che solo (per legge regionale) può esonerare il complesso del Sant’Agostino dalle prescrizioni conservative (il restauro). Il progetto era in contrasto con le disposizioni normative statali che dettano i vincolanti limiti alle nuove costruzioni nei centri storici (il decreto n.1444 del 1968, in attuazione della “legge ponte”del 1967) e queste limitazioni – si dà per certo – sarebbero state rimosse con le sopravvenute leggi dello stato (2013) e della regione (2014). L’accordo di programma, da licenziare in pochi mesi, varrebbe a superare queste illegittimità. Le illegittimità che hanno viziato i provvedimenti impugnati da Italia Nostra davanti al TAR e che dunque il TAR dovrà sanzionare con la sua imminente pronuncia.
(Non è questo il momento di discutere della legittimità del progettato accordo di programma, concepito al dichiarato fine di esonerare l’intervento dalle disposizioni statali limitative delle costruzioni nel centro storico e dalle prescrizioni di restauro e risanamento conservativo. Basti qui dire che la deroga ammessa dalla legge statale nel 2013 è stata dalla attuativa legge regionale del 2014 esclusa per gli immobili di riconosciuto interesse culturale e che per altro sono inderogabili i precetti conservativi dettati dall’art.29 del codice dei beni culturali).
Il direttivo della sezione modenese di Italia Nostra