Non è possibile, c’è certamente un errore, le frasi riportate dalla Gazzetta e attribuite a Giorgio Pighi (sono espressioni minatorie, squadristiche, come “Modena si deve liberare dei passatisti …”) non crediamo che siano state pronunciate da chi è avvocato, da un docente di diritto penale, da chi è stato sindaco per dieci anni. Da chi ben sa che la costruzione dei chioschi in cemento armato dentro il monumentale Parco della Rimembranza non è stata fermata dalla civile contestazione di una privata associazione e dai tanti cittadini modenesi poi costituiti in comitato di resistenza, ma dalla iniziativa di ufficio del Pubblico Ministero che ha valutato le ragioni di quella contestazione e nella vera e propria lottizzazione del parco a fine di promozione commerciale ha ravvisato più illeciti (sono contravvenzioni alle norme urbanistiche e alle prescrizioni del codice beni culturali). Ha perciò doverosamente esercitato l’azione penale, chiedendo e ottenendo dal GIP il sequestro preventivo dei cantieri edili, confermato due volte dal Tribunale del riesame e infine dalla Cassazione, che ha verificato anche il fondamento nel merito dell’accusa sia pure soltanto al fine di interrompere il completamento di un opera che si presentava al giudice di legittimità con i caratteri dell’illecito. Con questa copertura di legittimità il Pubblico Ministero ha perseguito la propria azione davanti al Tribunale, che invece non l’ha condivisa con la sentenza di assoluzione di cui ancora non conosciamo le ragioni, ma che non chiude affatto la questione, perché il Pubblico Ministero ha annunciato l’appello. Non può essere di un avvocato docente universitario la rozza invocazione di sanzioni risarcitorie verso le associazioni e i cittadini che hanno fatto ricorso alla tutela giurisdizionale a difesa di valori (il patrimonio storico e artistico) a copertura costituzionale; né può essere di un avvocato docente universitario lo sdegno per la irricevibilità di una simile pretesa (“E’ indecente che chi fa accuse del genere non sia poi chiamato a rispondere”); e se le “denunce infondate e insensate” hanno tuttavia indotto il Pubblico Ministero ad esercitare l’azione penale, un avvocato docente universitario possiede gli strumenti critici per intendere che quelle espressioni offendono gravemente l’autonomia e la responsabilità del Pubblico Ministero. Né infine possono essere di chi per dieci anni ha guidato la democratica comunità cittadina le espressioni di insofferenza verso le manifestazioni di motivato e fermo dissenso, né può essere di chi ha fatto il sindaco l’attitudine intimidatoria con l’invocazione sinistra (“Modena si deve liberare…”) dell’annientamento.
Ma se la Gazzetta avesse ben inteso e quelle frasi fossero state davvero dette dalla persona cui sono state attribuite?
Modena, 30 giugno 2017.
Italia Nostra, sezione di Modena.