Il progetto di Jellicoe, meglio lasciarlo nel cassetto, dove è.
Archiviato. Ricorderemo le dichiarazioni imbarazzanti con cui il Maestro
anticipò allora la presentazione del progetto. Disse che gliene aveva
parlato l’amico Benevolo. Non era mai stato a Modena. Guardò allora la
carta geografica. Modena vicina a Mantova. Mantova, la città di Virgilio
(/Mantua me genuit/). E dunque, una sponda di paesaggio collinare e
pastorale, le Bucoliche (/Tytire tu patulae/). Un misurato ambiente
agricolo di pianura, le Georgiche. Infine l’epos, l’Eneide, il gesto
solenne del lungo canale (che pesca dalla falda e restituisce alla
fogna) e l’impegnativo inserto edilizio, un grandioso giardino di
inverno e non so cos’altro. Un progetto francamente poco esaltante che
non può servire neppure a legittimare, a trent’anni di distanza, la
scivolosa piscina. Emilio Mattioli nel 2007, riandando al suo lontano
impegno di consigliere comunale, ricordò di aver polemizzato “sulla
progettazione del parco Ferrari, affidata ad architetti illustri, ma non
particolarmente sensibili al /genius loci/” e aggiunse severo che “ancor
oggi si pensa ad interventi deturpanti come l’inserzione di una piscina
che in
Il Progetto Jellicoe dunque, lasciamolo dov’è. La riprova che è
illusorio appellarsi alle glorie di fuori che poco sanno della città.
(Un illustre docente architetto ingaggiato di recente per uno dei
progetti della Modena Futura ha confuso Modena per Piacenza e ha
regalato ai Farnese l’estense palazzo ducale: sua “Traccia di documento”
per il Consiglio superiore per i beni culturali).evitabilmente comprometterebbe la tipica calma del parco”.
Italia Nostra aveva allora suggerito di mantenere la pista e di
convertirla ad impianto, a struttura portante, dell’organismo vegetale,
un parco dunque che non nasce sulla distruzione dell’autodromo ma è
costruito sul suo disegno (perché cancellare quell’impronta incisiva
nella pianta della città, al pari dell’ellisse dell’ippodromo?) se deve
essere dedicato a Ferrari. Un parco aderente alla storia della città,
che non la nega e vi coglie anzi la sicura indicazione delle uniche
trasformazioni possibili. Un parco originale che non si sarebbe potuto
vedere che a Modena, non un disambientato parco del repertorio
all’inglese. Non fu fatto né l’uno né l’altro.L’uno non è più
fisicamente possibile. L’altro ha dimostrato la sua debolezza inventiva,
la sua estraneità alla cultura della città. E nessuna analogia è
possibile (vano lo sforzo della commissione tecnica che ha rassegnato in
questi giorni le conclusioni della sua verifica) tra il largo canale
immaginato da Jellicoe come asse del parco e la piscina da
project-financing.
Modena, 30 dicembre 2010.
Italia Nostra, sezione di Modena.