Conclusa la stagione del ricovero per anziani nella porzione del vasto edificio retrostante al palazzo dei musei, Italia Nostra allora motivò la incongruenza di convertire a moderni servizi ospedalieri quella porzione che aveva mantenuto integra la struttura settecentesca, con la scala originaria e la monumentale copertura a capriate in legno di quercia (invece sacrificate negli anni Ottanta dell’Ottocento con l’adattamento a palazzo dei musei della porzione che si affaccia sul Largo Sant’Agostino). E fin da allora l’associazione indicò l’alternativa espansione degli istituti culturali civici e statali. Soluzione dalla stessa amministrazione comunale riconosciuta come appropriata, impegnativa in prospettiva e l’insediamento dell’Ospedale Estense fu ufficialmente motivato da condizioni di emergenza e perciò considerato contingente e temporaneo (pur se poi comportò gravi alterazioni anche strutturali come, per l’agibilità del sottotetto, la rimozione delle capriate lignee di copertura). La ipotesi di fattibilità approvata dalla giunta nel 2001 sull’accurato progetto studiato fin dagli anni Ottanta (vi aveva lavorato Franca Stagi) per la conversione all’ampliamento degli istituti del palazzo dei musei, fu abbandonata, come si ricorderà, dalla sopravvenuta giunta che contrappose la non meditata destinazione a sede degli uffici amministrativi comunali.
Soltanto con il definitivo abbandono del progetto di trasferire le Biblioteche Estense e Poletti negli edifici dell’ex Ospedale Sant’Agostino, si è infine consolidato il proposito di impiegare gli spazi lasciati dall’Ospedale Estense per le esigenze di espansione fisiologica degli istituti del Palazzo dei Musei. Un proposito sostenuto da un provvido finanziamento ministeriale ricompreso in un più vasto disegno di valorizzazione dei luoghi del “ducato estense” e oggi è stato dato avvio a un primo stralcio di lavori su un progetto, assunto dalla Fondazione Cassa di Risparmio, di intervento strutturale e di riqualificazione limitato al piano terra.
Dobbiamo subito constatare che rimane confermata la presenza, nella porzione che si affaccia sul Viale Vittorio Veneto – piano terreno e primo piano -, di un presidio sanitario. Si tratta di funzioni limitate e si direbbe modeste, come punto prelievi, ambulatori di medicina generale e specialistica, che certo non esauriscono quelle di casa della salute e ben possono essere altrove e più adeguatamente collocate nello stesso centro storico o nelle sue immediate adiacenze, fatto un agevole censimento delle disponibilità esistenti. La conferma, lì, di quel servizio sanitario (residuo incongruo della sbagliata conversione ad ospedale) ha un corrispettivo palesemente sproporzionato, un costo elevato, come la sottrazione alle attività culturali dei vasti spazi di architettura settecentesca che ben si prestano al piano terra a manifestazioni espositive, con agevole accesso dal Viale Vittorio Veneto, un accesso così negato alla funzionalità generale del nuovo Grande Albergo delle Arti.
Benché il progetto ora in esecuzione sia limitato alla riqualificazione del piano terra e agli interventi di consolidamento strutturale, già sono assegnati tutti gli spazi anche dei piani superiori a funzioni specifiche e ai singoli istituti del contiguo Palazzo dei Musei. Sorprende che neppure un metro quadrato di superficie sia riservato alla Biblioteca Estense, dalle cui esigenze di nuovi spazi, si ricorderà, aveva preso avvio la tribolata vicenda del suo immaginato trasferimento nel complesso dell’ex Ospedale Sant’Agostino. Negare la praticabilità dell’espansione della Biblioteca Estense nei contigui spazi rimasti liberi dava allora ragione al suo trasferimento di là, nel Sant’Agostino; e pure quando su quel proposito ci si è infine ricreduti, è rimasto fermo lo sbarramento, ora francamente irragionevole. Si mantiene la posizione anche oltre il suo fine, un effetto di inerzia, non vogliamo dire di impuntatura.
E allora crediamo che il progetto debba essere riconsiderato sul punto (assegnati alla Biblioteca Estense i nuovi spazi in continuità, adeguati alle sue esigenze funzionali) e che debba essere, in accordo con l’AUSL, individuato un diverso insediamento (nello stesso centro storico o nel suo intorno) per i limitati servizi sanitari che sottraggono alla unitaria funzione di nuovo grande albergo delle arti una parte rilevante della fabbrica settecentesca.
Modena, 28 ottobre 2019.
Italia Nostra, sezione di Modena.