Cancellata una“porzione sostanziale del centro storico”, come riconosce il comunicato di inizio dei lavori, primo esempio di edilizia pubblica di inizio 900 nello sviluppo dell’insediamento urbano, per determinazione allora di un Sindaco socialista. Lo scempio contro il precetto costituzionale di tutela del patrimonio storico e artistico e i consolidati principi della moderna urbanistica che esige conservazione e recupero dell’autentico tessuto edilizio dei centri storici. Non era mai accaduto nella civile Emilia Romagna. Un quotidiano nazionale aveva impegnato un’intera pagina (firmava lo storico dell’arte Tomaso Montanari) per motivare le ragioni del doveroso recupero.
Nessuna risposta alla richiesta che Italia Nostra aveva rivolto alla Soprintendenza per la revisione della verifica negativa dell’interesse culturale dello storico insediamento, fondata su un dimostrato errore materiale di identificazione. Senza risposta i documentati appelli al Ministero beni culturali e al Presidente della Regione. L’incontro, non diciamo congiura, di negata tutela e cattiva politica. Non v’è riparazione possibile a questo scempio. Neppure la conferma, imprescindibile, della destinazione dell’area all’edilizia popolare.
Italia Nostra, sezione di Modena
Modena, 25 agosto 2020