Scalo merci della stazione ferroviaria.
Lo studio di fattibilità dell’Hub intermodale per una diversa mobilità illustrato dall’assessora Filippi in Consiglio Comunale.
Bene l’hub intermodale lì dove era lo scalo merci, ma la grande area pubblica rimanga integralmente tale.
Intorno all’hub sia previsto il suo proprio ambiente verde, il parco della mobilità sostenibile.
Appropriato il nuovo ruolo urbano assegnato alla vasta area dell’insediamento ferroviario che ha esaurito la funzione di scalo merci.
Lì deve trovare posto l’hub intermodale per una mobilità sostenibile, illustrato nei giorni scorsi in Consiglio comunale anche con la tavola che descrive e colora i distinti lotti funzionali dell’area ferroviaria. La tecnica si direbbe del piano di lottizzazione che al vero e proprio hub riserva solo una parte e neppure la maggiore del vasto spazio del cessato scalo merci. Un’area pubblica di grande valore strategico, un luogo cruciale per estensione e centralità urbana, ai margini dello stesso centro storico, una riserva di spazio prezioso per i bisogni della città pubblica di oggi e di domani che deve essere perciò integralmente mantenuto nella disponibilità civica.
Estemporanee, non meditate, prive di relazioni apprezzabili con l’hub, le destinazioni indicate per la porzione su viale Montecuccoli (lotto commerciale) e per quella più estesa su viale Monte Kosica (lotto centro congressi), un’attrezzatura funzionalmente desueta, di cui francamente la città non avverte il bisogno, impensabile che una istituzione pubblica manifesti interesse a realizzarla in proprio e disponga delle necessarie risorse finanziarie.
Destinazioni allora pensate per l’intervento privato, messa sul mercato in pratica una buona metà della vasta area ferroviaria che fu il demaniale scalo merci: la valorizzazione immobiliare che finanzia l’hub intermodale della mobilità sostenibile. Sulla stessa linea, dunque, del cattivo accordo tra Comune e società regionale che gestisce e liquida il demanio ferroviario minore, per la lottizzazione a fine di edilizia residenziale di gran parte degli spazi della stazione piccola, ex Sefta (in quell’accordo Italia Nostra vide l’impronta della speculazione edilizia, dal Comune promossa con una sollecita variante urbanistica che da lì rimuova i previsti servizi generali).
L’hub intermodale non può legittimare la privatizzazione di quanto degli spazi dello storico insediamento ferroviario a nord della città non serve immediatamente a quella nuova funzione e ben può essere subito presidiato come ambiente verde: il parco dello snodo essenziale della mobilità sostenibile.
Modena, 2 agosto 2023.
Italia Nostra, sezione di Modena.