Vietato dal regolamento comunale il passo carraio ai varchi aperti nel prospetto su Via Saragozza dell’edificio che fu la Caserma Fanti. Per un varco vediamo che è stato tuttavia concesso. Non si è ancora deciso per gli altri e legalità (impegno ricordiamo del Sindaco) esige che sia negato.

E’ comparso in questi giorni sul battente di uno dei sette varchi aperti a terra nel prospetto su via Saragozza dell’edificio che fu la Caserma Fanti il marchio di passo carraio (fate largo). Si apriranno sul marciapiede e sulla carreggiata i due battenti, contro un ovvio criterio che vuol preservato da private intrusioni lo spazio della pubblica viabilità e il criterio è necessariamente una puntuale norma del nostro regolamento comunale: per passi carrai ed uscita di autorimesse, non sono ammesse parti mobili che invadono spazi pubblici come porte o cancelli con apertura verso l’esterno. Per quanto ci consta, è la prima volta che a Modena si disattende quella vincolante prescrizione. Un inquietante precedente. Ma non può fare precedente un provvedimento che acconsente a quel che non è ammesso e quindi è illegittimo. Dalla risposta alla interrogazione dei 5Stelle data nella precedente amministrazione dalla Assessora Vandelli, sappiamo che nella abilitazione edilizia dell’intervento (fatto passare per restauro scientifico) non è compreso l’uso di quelle aperture come passo carraio (è implicato un diverso ordine di competenze). Su quell’uso si deve decidere oggi e la disposizione del regolamento comunale impone che sia negato il passo carraio ad ogni altro varco aperto su Via Saragozza. Saranno stati aperti invano contro la disciplina di tutela dell’edifico che fu in epoca di Restaurazione la scuola dei cadetti pionieri e in quell’assetto mantenuto integro fino al momento in cui (2019) ne è stato riconosciuto l’importante interesse storico e artistico. Interesse colto espressamente nello speciale partito architettonico dei tre ordini di finestre che caratterizza i prospetti, interni ed esterni. Le finestre a terra, sostituite dai portoni, erano insomma elemento essenziale di identità del monumento. L’alterazione di quel partito architettonico (non era nei poteri della soprintendenza autorizzarla in conflitto con il ruolo istituzionale)  costituisce  una grave lesione della integrità del riconosciuto bene culturale; in violazione anche della  disciplina edilizia di restauro perfino scientifico (vietata ogni alterazione dei prospetti esterni dell’edificio) che insieme prescrive il rispetto della speciale tipologia nella organizzazione degli spazi interni dell’edificio, piegato alla frantumazione in più di  trenta unità abitative in regime condominiale. Benché la integrità del patrimonio culturale sia presidiata anche dalla previsione di reato (severa la sanzione) recentemente introdotta nel Codice penale.

Modena, 7 settembre 2024.

Italia Nostra sezione di Modena.