Italia Nostra a Modena nel 2023
- La vicenda della distruzione della cinquecentesca copertura del canale che ancora scorre sotto il sinuoso Corso Canalchiaro, la più caratteristica strada della città, era stata chiusa con le risposte sorprendenti così della Amministrazione comunale come della Soprintendenza che avevano ignorato la esistenza della specifica tutela introdotta con il decreto del 1993 e il caso era stato trattato come procedimento di archeologia preventiva, concluso per altro con un referto negativo di ogni interesse. Nessuna risposta nel merito alla contestazione di Italia Nostra e all’Assessore, che in Consiglio comunale aveva ancora opposto la regolarità formale della operazione condotta sotto la vigilanza della Soprintendenza, l’associazione ha indirizzato la lettera aperta, ripresa dalla stampa locale, che denuncia con preoccupazione la ostinazione a negare la esistenza stessa della tutela degli storici canali della città e ogni responsabilità del Comune, proprietario, nella vicenda distruttiva.
- Risolto il contenzioso tra l’Amministrazione comunale e il gestore dell’unico chiosco originario e preesistente alla istituzione del Parco della Rimembranza (Chalet del Parco della Regina Elena, poi Lido Parco), con un indirizzo a Comune e Soprintendenza e nella prospettiva della riattivazione della gestione dello spaccio/bar, è stata posta la esigenza di esplicita conferma delle prescrizioni conservative della sopravvissuta caratteristica struttura a
- Continua l’impegno della sezione nella vigilanza sulla tutela dei corsi d’acqua in relazione agli interventi nelle zone di protezione oltre le sponde (fasce di 150 metri), nello stesso alveo e pure alle opere di infrastruttura come il rinnovo degli attraversamenti stradali. Con un indirizzo alla Soprintendenza Italia Nostra ha sollevato la questione della compatibilità con la tutela paesaggistica dell’ambiente fluviale del nuovo ponte progettato a novanta metri a sud dallo storico passo dell’uccellino sul fiume Secchia in comune di Modena, caratterizzato oggi dal ponte bailey a una sola corsia (lì realizzato nell’ultimo dopoguerra in luogo del ponte su barche), adeguato alla dimensione minima del traffico su quella linea. Il progetto comporta complesse e vistose opere di connessione – pure una vasta rotatoria – alla riconfigurata viabilità esistente e la demolizione dell’attuale caratteristico ponte di ferro. La Soprintendenza ha risposto che la soluzione è imposta da funzione e dimensione dell’opera infrastrutturale la cui necessità non può essere messa in discussione in sede di esercizio della tutela, mentre non è stata considerata la proposta che in luogo della nuova passerella ciclopedonale sia conservato per quell’impiego il caratteristico ponte bailey nel punto dello storico passo dell’uccellino.
- La sezione ha proposto alla presidenza nazionale della associazione (che l’ha fatto proprio) l’indirizzo al ministro della cultura perché nelle ulteriori misure di semplificazione introdotte nell’apposito decreto proposto dal ministro dell’ambiente sia escluso il previsto esonero dal procedimento di archeologia preventiva (verifica di compatibilità con la tutela del patrimonio archeologico) negli interventi assunti dal PNRR per grandi impianti fotovoltaici e eolici.
- Alla Soprintendenza Italia Nostra ha esposto le ragioni che si oppongono alla realizzazione nella fascia di tutela sulla sponda sinistra del torrente Guerro, frazione di San Vito in comune di Spilamberto, del centro comunale polivalente frettolosamente progettato per fruire dello speciale finanziamento PNRR, vistoso ingombro fisico nello spazio di respiro tra l’insediamento abitato della storica frazione e l’arginello di protezione di recente rimodellato su quella sponda del Allegato alla istanza che prospetta la esigenza che sia espresso parere contrario alla autorizzazione comunale paesaggistica, un accurato servizio fotografico (autore Giancarlo Pradelli) che rappresenta le reciproche prospettive tra torrente e nucleo abitato entro lo spazio oggi libero, sede di impianti sportivi a raso e di un vasto e ben disegnato parco pubblico. A questa istanza giungerà poi il riscontro negativo con l’addotta ragione della limitata invasività e della qualità architettonica dei progettati edifici rispondenti per altro a esigenze di pubblico servizio.
- Dal 2004 era rimasta aperta la questione della tutela paesaggistica delle basse di Spilamberto, già zona golenale, in riva sinistra del Panaro, avviata autonomamente ma con sicuro fondamento (disposizione del testo unico del 1999, confermata dall’art 138, terzo comma, del sopravvenuto codice) dall’allora direttore regionale, l’architetto Elio Garzillo, ma fermata dalla reazione dell’indispettito presidente della giunta regionale (Errani) che chiese al ministro di intervenire sul non collaborativo Garzillo, chiamato subito al ministero con un incarico di nessun conto. Mentre il disciplinato direttore generale (Cecchi) invitò il sindaco a rimuovere dall’albo pretorio la pubblicazione della proposta di tutela e così il procedimento in pratica si esaurì, benché la ispezione contro l’aspettativa di chi l’aveva disposta avesse concluso per il pieno fondamento nel merito della iniziativa di tutela. Che però da allora nessuno dei sopravvenuti soprintendenti ha creduto di dover riprendere. Italia Nostra ha posto al soprintendente di oggi la esigenza di riattivare quella tutela negli stessi modi dell’autonomo procedimento (inutile seguire l’alternativa ipotesi collaborativa, conosciuta la ferma avversione della Regione) e ha aggiornato con minime varianti di perimetrazione, imposte dalle trasformazioni dei luoghi nel frattempo intervenute, la proposta di tutela paesaggistica (artt. 136 -c/d- e 138 del codice) esaurientemente motivata nel 2004. Come sia stata ricevuta la iniziativa di Italia Nostra la Soprintendenza non ha fatto sapere, certo è che ad oggi nell’albo pretorio del Comune di Spilamberto non è stata pubblicata alcuna proposta di tutela paesaggistica delle basse di Spilamberto.
- Registrate le dichiarazioni alla stampa del Sindaco di Castelfranco Emilia che immagina per la Villa Sorra un futuro di matrimoni, strepitosa location di feste nuziali a pagamento (per chi se lo possa permettere), la mortificazione della fastosa dimora settecentesca, Italia Nostra conferma ancora pubblicamente (20 marzo) la valutazione di improprietà del progetto di asserito recupero – Sapori e Saperi – attraverso la promozione enogastronomica, prodotti locali e menù tradizionali si intende, cucina nel seminterrato e ristorante al piano Un progetto non degno si direbbe del finanziamento PNRR.
- Dichiarazione di solidarietà ai cittadini di Mirandola, con loro l’associazione esige che la Chiesa di San Francesco (gravemente danneggiata dal sisma del 2012) sia restituita come era per loro e per tutti è sempre stata e deve continuare a essere. Italia Nostra aveva avversato (gennaio 2020) come incompatibile con la stessa funzione del restauro e inammissibile rinuncia all’esercizio della tutela istituzionale la determinazione di mettere a concorso internazionale (con suggerimento di inserti modernizzanti) il progetto di ricostruzione della Chiesa mausoleo dei Pio. Forse non per le ragioni di quella motivata contestazione il bando del concorso era stato l’anno successivo revocato.
- La Soprintendenza non aveva saputo contrastare il progetto comunale di dichiarata valorizzazione commerciale (con tanto di opere di urbanizzazione) del Parco della Rimembranza di Modena dedicato ai tanti cittadini modenesi caduti nella grande guerra, un albero ad ogni nome, e aveva assentito all’uniforme modello di nuovo chiosco (struttura in cemento armato) per caffè e ristorante con relativi servizi. Solo di alcuni chioschi era stata avviata la realizzazione prima del sequestro disposto dall’autorità giudiziaria, ma poi revocato dalla sorprendente sentenza del Tribunale (tutti assolti, il giudice dichiara di essere incerto sulla norma da applicare!) e unicamente di quelli fu poi completata la costruzione. Alla Soprintendenza si chiede di non assentire al progetto di un nuovo chiosco da insediare nel punto del Parco che ancora conserva la vegetazione di impianto originario (un cedro del Libano e piante di tasso a cespuglio) e sul quale si affaccia, oltre il viale, l’ottocentesco Palazzo Bonacini costruito sulla linea delle mura atterrate, opera di Cesare Costa il progettista del teatro comunale di Reggio Valuti dunque la Soprintendenza se ricorrano le condizioni della tutela indiretta di Palazzo Bonacini e in ogni caso legga quel passo della sentenza che con evidente sgrammaticatura logica auspica che la Soprintendenza rivaluti il complessivo progetto di edificazione per renderlo rispettoso dei caratteri storico-artistici del parco dedicato alla memoria dei caduti (caratteri dunque offesi dalla parziale attuazione!). Nessun riscontro alla istanza della associazione ma nessun segno di inizio di costruzione del nuovo chiosco.
- E’ dei primi di aprile il voto del Consiglio Comunale di Modena che impegna la Giunta a liberare piazza Roma dalla servitù di passaggio del filobus che corre lungo il fronte del Palazzo Ducale (ora sede dell’Accademia Militare), ancorati al monumento i cavi di sostegno dei fili elettrici di alimentazione. Lo aveva suggerito Italia Nostra nel 2016 quando fu ripristinata la linea del filobus anche in Canalchiaro e Corso Duomo. Qui le ragioni che vi si oppongono sono ancora più evidenti, gli ingombranti mezzi pubblici sfiorano il sagrato del Duomo, non si conosce Cattedrale cui sia fatta subire una simile mortificazione, una condizione incompatibile anche con la protezione Unesco. Indica l’associazione una agevole alternativa con la soluzione di ingresso da Largo Sant’Agostino, deviata la linea del filobus su Viale Vittorio Veneto. Ma questa deve essere la occasione per rivedere radicalmente il sistema di attraversamento del centro storico con mezzi di trasporto pubblico di massimo ingombro e pieno impiego in pratica limitato agli orari scolastici, per l’alternativa che comporti, con veicoli leggeri ad autonoma trazione elettrica, la soppressione della invasiva rete dei cavi aerei di alimentazione e ancoraggio, un fitto intreccio che forma un vera e propria tettoia nell’intersezione di corso Duomo e via Emilia, sostenuta da numerosi tiranti infissi nella facciata della seicentesca Chiesa del Voto. Alla Soprintendenza: valuti se un simile assetto corrisponda alle più elementari prescrizioni di tutela della integrità fisica del monumento.
- Modena, 29 aprile, Italia Nostra alla Soprintendenza: lo storico edificio ospedaliero (1915) di appartenenza comunale, il padiglione Ramazzini, oggi sede di Casa protetta per anziani, dichiarato di interesse culturale con la verifica del 31 maggio 2018, sia mantenuto all’impiego di struttura sanitaria, garanzia di rispetto della organizzazione degli spazi interna e funzionale alla destinazione d’uso ospedaliera, valorizzata nel decreto di verifica (che sarebbe invece cancellata dalla destinazione ad ampliamento del vicino istituto scolastico ITI Fermi, prevista dalla convenzione tra Comune e Provincia).
- Con indirizzo 8 giugno alla Soprintendenza, sullo stimolo dei recenti fenomeni di esondazione rovinosa di torrenti anche minori in Emilia Romagna, è prospettata la esigenza di assoggettare alla tutela paesaggistica i corsi d’acqua pubblici dalla Regione considerati privi di rilevanza e perciò nel 2000 inclusi nell’apposito elenco: l’effetto di salvaguardia della iniziativa del Soprintendente allora diretta a confermarne la rilevanza non è venuto meno alla scadenza del termine (ordinatorio) entro il quale il ministero avrebbe dovuto conclusivamente Ma pure a ritenere il contrario, la stessa iniziativa di conferma della rilevanza paesaggistica (negata dalla Regione) non è soggetta a decadenza e ben può, quindi deve, essere oggi intrapresa per i corsi d’acqua della provincia di Modena, con le specifiche motivazioni come allora indicate dal Soprintendente.
- Espressa adesione al misurato comunicato del Comitato dei residenti nel centro storico di Modena che saluta con soddisfazione la decisione della Corte di Cassazione che riconosce la tutela, verso le amministrazioni locali, del diritto personale dei cittadini residenti a condizioni di abitabilità/vivibilità dell’ambiente Nessun pregiudizio verso gli incontri serali della movida nel nucleo centrale dell’abitato, espressione di vitalità urbana e di capacità attrattiva assente in ogni altro luogo della città, ma il fenomeno impegna la responsabilità regolatrice della Amministrazione comunale a tutela della residenza, funzione primaria del centro storico, alla quale è affidata la stessa conservazione dei caratteri di questa speciale parte della città.
- E’ fermo il convincimento di Italia Nostra che i lavori di radicale ristrutturazione in corso a Modena nel vasto edificio di riconosciuto interesse storico e artistico particolarmente importante (l’estense scuola dei cadetti pionieri, con lo stato unitario caserma militare – Fanti – fino alla dismissione, poi l’acquisizione al Comune che l’ha ceduta alla Provincia che infine l’ha immessa nel mercato del così detto recupero edilizio) conducano alla irreparabile distruzione del bene culturale, un unicum nel panorama nazionale di edificio che ha mantenuto, pur rinnovata, la funzione per cui era nato in epoca di restaurazione, fino al recente suo esaurimento e conserva intatta l’originaria struttura. Che sarà convertita in condominio di 32 appartamenti di lusso, cancellata la specialissima tipologia degli interni, aperti ben nove varchi carrai sulla via Saragozza, documentalmente infondata la ipotesi pretestuosa e di comodo che corrispondano a originarie storiche aperture, quando in ogni caso l’assetto attuale con finestre al piano terra è espressamente valorizzato nel decreto di tutela (2013). Non c’è modo di fermarli, quei lavori, perché hanno l’assenso non solo della Amministrazione comunale (che ha rinunciato ad esigere il rispetto della disciplina conservativa del proprio piano regolatore, per la Fanti è prescritto il restauro scientifico), ma pure della Soprintendenza che li autorizza con un generico provvedimento prolisso che può valere per qualsiasi altro edificio tutelato. Non rimane che invocare l’estremo rimedio della tutela giurisdizionale che ha il potere di fermare le condotte illecite in corso, il pubblico ministero può chiedere al giudice la misura cautelare necessaria, qui dunque il sequestro del cantiere dei lavori dentro la Caserma Fanti. Ed è quanto Italia Nostra ha ritenuto doveroso prospettare al Procuratore della Repubblica, riferendo analiticamente la complessa vicenda edilizia e chiedendo la verifica della motivata ipotesi di reati molto gravi, abuso edilizio su bene tutelato e danneggiamento della sua integrità, che una recente riforma del codice penale (2022) punisce severamente (fino ad oltre sette anni di reclusione), perché attenta a un valore che ha nell’art.9 la copertura costituzionale. Di fronte alla protratta sorprendente inerzia della Procura l’associazione non ha inteso assumere un atteggiamento remissivo e ha quindi chiesto l’avocazione delle indagini al Procuratore generale che l’ha negata perché nel frattempo il pubblico ministero aveva dato avvio alle indagini (sentito dalla polizia giudiziaria anche il presidente della sezione modenese). Alla successiva comunicazione del pubblico ministero che, concluse le indagini, ha provveduto lui stesso all’archiviazione (che invece quando le indagini siano state compiute deve essere chiesta al giudice delle indagini preliminari appunto e Italia Nostra avrebbe potuto fare opposizione), ancora ricorso al Procuratore generale dal quale si apprende che il pubblico ministero ha fatto infine richiesta di archiviazione al GIP, presso il cui ufficio però non risulta ancora ricevuta e per altro non ne è stato notificato l’avviso alla associazione. Chiede ora l’associazione che le sia dato comunicazione di quella richiesta perché possa motivatamente opporvisi ed è ancora in attesa della risposta. Una estenuante vicenda di contrastata legalità che impegna a non desistere e a ricorrere se del caso anche al vaglio della Cassazione. Non è un puntiglio, la rivendicazione della legalità in tema di tutela – e specie giurisdizionale – del patrimonio storico e artistico è indisponibile e, esercitata che sia stata, è irrinunciabile in linea di principio. Costituisce forse – questo – il più arduo attuale impegno di Italia Nostra a Modena e perciò se ne deve dare compiutamente conto in questa ricognizione annuale (pur se involge fastidiosi profili di tecnica giudiziaria).
- Sono costate dieci anni di ritardo nel recupero del vasto complesso che era stato l’Ospedale Sant’Agostino le ambizioni sbagliate del progetto firmato che voleva portare lì le due biblioteche (l’Estense e la Poletti), dovuto abbandonare perché dichiarato illegittimo dalla sentenza del TAR (su ricorso di Italia Nostra) e infine riconosciuto per più ragioni nel merito impraticabile (inamovibile lo storico patrimonio librario dell’Estense). Il nuovo progetto, in pratica ricondotto alla originaria motivata proposta della associazione, che si estende alla contigua porzione di insediamento universitario dell’isolato, è rispettoso dell’impianto planovolumetrico setteottocentesco e anzi ripristina le altezze settecentesche dei vani a piano terra del corpo che fu l’Ospedale Militare (così reso funzionale alla destinazione espositiva). Ma persistono talune incongrue innovazioni che Italia Nostra ha segnalato a Fondazione e Soprintendenza, come l’inserto della galleria vetrata nel cortile sul quale si affaccia l’ampliamento interno dell’Ospedale Militare progettato da Cesare Costa, non più giustificata dalla esigenza di spazi espositivi; come, in taluni corpi minori, la sostituzione con coperture piane di quelle esistenti a falde tradizionali; e anche laddove la copertura piana corrisponde all’assetto funzionale originario del Brefotrofio Silingardi (primi anni del Novecento nel luogo della demolita Chiesa di San Pietro Martire, interni con raffinati decori art nouveau, ingresso autonomo da via Ramazzini), accessibile e praticabile per esigenze di servizio e quindi deve essere mantenuta, se ne prevede invece l’integrale rifacimento per farne l’attraente terrazza della casa del cibo, che vuole più sicuro sostegno E se la nuova funzione comporta la rimozione di una struttura propria ed essenziale dell’edificio riconosciuto bene culturale, per ciò stesso è incompatibile con il carattere storico/artistico tutelato, senza dire quanto la conversione in casa del cibo contrasti con la speciale originaria destinazione a sede dell’istituto di accoglienza e assistenza dei neonati illegittimi e abbandonati).
- Quando il Comune di Carpi dà notizia di aver pubblicato il bando di concorso per la progettazione dell’opera edilizia di collegamento verticale esterno a servizio di ogni piano del Torrione di Galasso del Palazzo dei Pio (scala e ascensore) Italia Nostra ripropone alla Soprintendenza le ragioni che si oppongono alla realizzazione di una protesi esterna alla compatta struttura, voluta per le esigenze funzionali della nuova destinazione d’uso, palesemente incompatibile con il carattere storico e artistico dell’edificio se comporta la erezione su un suo fronte di una ingombrante addizione e l’apertura degli accessi ai piani nel paramento in mattoni, leso nella sua integrità, rotte perfino due luci ogivali nella loggia di culmine . Non certo valorizzazione, irreparabile mortificazione Nessuna risposta dalla Soprintendenza che aveva già assentito alla vistosa alterazione nella organizzazione funzionale dell’illustre monumento.
- Il Consiglio comunale di Castelfranco Emilia ha approvato il piano operativo con valore di piano urbanistico attuativo di un’ampia area ora agricola, al limite orientale dell’abitato e lungo il corso d’acqua pubblico Canaletta del buco, che prevede la costruzione di un grande magazzino per la logistica (ml 183 per 140 di superficie, ml 25 di altezza), ma non ha reso partecipe del procedimento la Soprintendenza, così violato l’art.16, comma 3, della legge urbanistica fondamentale (1150/1942) che prescrive il previo parere della soprintendenza sui piani particolareggiati nei quali siano compresi immobili soggetti alla tutela dei beni di interesse storico-artistico o a quella paesaggistica. Italia Nostra ha ritenuto doveroso dare notizia della deliberazione comunale alla Soprintendenza e ha posto la esigenza che l’ufficio della tutela ne faccia valere, in linea di stretta legittimità, l’invalidità e opponga nel merito alla previsione della colossale opera, che si attesta nel suo sviluppo di ben 183 metri lungo e contro la riva della Canaletta del buco, la incompatibilità con il consolidato assetto paesaggistico del luogo dove il corso d’acqua con il filare di piante sulla sponda di destra segna il limite dell’abitato verso l’ambiente agricolo, così naturalmente protetto dalla avanzata dell’urbanizzato. Il censimento ufficiale dei fontanili che in territorio di Castelfranco Emilia alimentano lo storico Canale di Cento e San Giovanni dimostra che la Canaletta del buco è elemento costitutivo di quel canale (iscritto negli elenchi delle acque pubbliche quindi soggetto alla tutela paesaggistica) che nel suo primo tratto dalla sorgente nei fontanili prende appunto la diversa denominazione.
- L’assessore alla mobilità del Comune di Modena ha illustrato in Consiglio comunale lo studio di fattibilità del così definito Hub intermodale per una diversa mobilità progettato nella vasta area pubblica dell’insediamento ferroviario, lo scalo merci, che ha esaurito la sua funzione. Ma solo una parte e non la maggiore dell’area è destinata ai servizi nodali della mobilità sostenibile, lì necessariamente insediati, perché nei modi delle più corrive lottizzazioni private sono insieme assegnati il lotto commerciale e il lotto centro congressi, che non solo non hanno alcuna apprezzabile relazione con la contigua funzione di hub intermodale, ma in pratica segnano il destino di privatizzazione di buona parte della strategica area pubblica che integralmente tale deve invece rimanere per soddisfare le esigenze di servizio della città di oggi e riserva in ogni caso per la città di domani. In un pubblico documento queste le valutazioni della associazione.
- L’ex SIPE di Spilamberto era polveriera ducale già nel Quattrocento e quella produzione, via via adeguata nel tempo alle progressive innovazioni tecnico-funzionali, è cessata solo nel secondo Novecento (fenomeno straordinario, un unicum nel panorama nazionale), avendo lasciato nell’estremo lembo a sud del territorio comunale gli incisivi segni di quello specialissimo insediamento. L’interesse storico/artistico, di archeologia industriale come si dice, dell’opificio SIPE è stato riconosciuto con decreto del 2007, ma con attitudine riduttiva, limitatamente cioè al nucleo direzionale, in pratica agli edifici ottonovecenteschi e al singolare padiglione a pianta circolare di epoca napoleonica, essendo rimasta esclusa dalla tutela la più ampia porzione dell’insediamento che documenta i modi tipici della produzione esposta ad elevato rischio di esplosioni, con gli speciali dispositivi di protezione, le casematte inglobate nei terrapieni emergenti nei profili tronco piramidali, il vero e proprio cuore della polveriera. L’associazione ne ha attuato una analitica ricognizione con schede descrittive e scatti fotografici e su questo fondamento documentario ha chiesto alla Soprintendenza l’avvio del procedimento per la estensione della tutela all’integrale insediamento secondo i confini dello stabilimento nel momento in cui ha cessato la sua attività, corrispondente al perimetro storico dell’opificio.
- Non ha risposto l’Assessore ai lavori pubblici e al centro storico del Comune di Modena alla lettera della associazione che chiedeva informazioni esaurienti alla città sulle condizioni di sicurezza statica della torre Ghirlandina, essendo la opinione pubblica modenese resa avvertita dalla preoccupante vicenda della bolognese torre Garisenda. E’ noto che per iniziativa della Soprintendenza su Duomo e Ghirlandina fu nel 2002 attivato un avanzato sistema di monitoraggio, ma la pubblicazione nel sito Unesco modenese dei rapporti annuali sui dati acquisiti con quel rilevamento è rimasta sospesa dal Alla interrogazione al riguardo del Consigliere comunale di opposizione ha dato in Consiglio risposta rassicurante l’Assessore alla cultura, riferendo, ma non fornendone la documentazione, che il sistema di monitoraggio sulla Ghirlandina è ininterrottamente rimasto in funzione e anche il dato più recente rileva condizioni di sicurezza statica della torre. Chiede Italia Nostra di conoscere con il formale accesso agli atti i rapporti annuali del sistema di monitoraggio non pubblicati nel sito Unesco.
- L’associazione intorno agli anni Ottanta del Novecento aveva chiesto e ottenuto il provvedimento di tutela per la grandiosa Villa Meloni (poi Benassi) a Santa Croce di Carpi, edificio tardo barocco, il più fastoso esempio di ville del modenese secondo il E a novembre è intervenuta per contrastare il progetto di nuova edificazione nei pressi dell’ingresso della tenuta-parco della Villa, sulla via Bersana, nel luogo di un caseificio in disuso e di una torre di foggia sei-settecentesca, destinati quindi alla demolizione. Una intrusione edilizia (ville a schiera) che comporta l’alterazione del più vasto ambiente attraversato dalla storica via Bersana (maestose le sue farnie anche secolari), il luogo di più alta suggestione a Carpi, segnato da ville, oratori e giardini, un perfetto equilibrio di arte e natura che non ha l’uguale nell’orizzonte modenese. Un complesso di ambiente periurbano che merita la tutela paesaggistica secondo l’art.136 del codice. Vana la richiesta di intervento alla Soprintendenza, mentre sono iniziati i lavori della demolizione che fa posto alla costruzione della schiera di villette.
- Con una determinazione in sfrontata violazione di una vincolante disposizione della legge urbanistica regionale, la Giunta regionale dell’Emilia Romagna ha escluso l’Arpae (organo che garantisce specifiche competenze tecnico-scientifiche nelle discipline ambientali) dalla necessaria partecipazione al procedimento di approvazione di piani urbanistici e varianti, con il parere obbligatorio pur se non vincolante sulla sostenibilità ambientale e territoriale delle previsioni appunto dello strumento urbanistico (valsat), un importante apporto di competenze cui fino ad oggi si è doverosamente fatto Alla motivata denuncia di Italia Nostra, non la Giunta, un Assessore ha risposto che, ferma quella determinazione, il parere dell’Arpae rimane, ma facoltativo e retribuito come una prestazione non istituzionale. Sul caso il presidente della sezione modenese dell’associazione risponde alla intervista del Corriere – Bologna.
Modena, 29 febbraio 2024.
Italia Nostra, sezione di Modena.