Italia Nostra a Modena nel 2024
1° gennaio. Nel proprio sito l’associazione registra la notizia diffusa dalla stampa: chiamato alla direzione delle Gallerie estensi, non lo storico dell’arte o il bibliologo (anche la biblioteca della casa d’Este è formalmente parte della autonoma istituzione museale), ma l’avvocato, prestigiosa scrittrice, autrice di fortunate biografie di personaggi storici, docente universitaria di storia economica in facoltà di impresa e management. “Italia Nostra, avversando allora la riforma del ministro Franceschini, non avrebbe potuto immaginare che per dirigere le raccolte d’arte della più longeva dinastia statuale preunitaria non sarebbe stato richiesto neppure un solo titolo di studio nelle discipline di storia dell’arte”. Riflessione condivisa da Tomaso Montanari su Il Fatto Quotidiano.
6 gennaio (comunicato stampa) È monitorato lo stato di sicurezza statica della comunale Torre Ghirlandina? Preoccupa che il Sito Unesco modenese abbia dal 2014 cessato di dare puntuale documentazione dei dati registrati dal complesso sistema di monitoraggio (che copre anche la Cattedrale) attivato nel 2002 dal Soprintendente. La Ghirlandina da dieci anni fuori controllo? L’assessore ai lavori pubblici nella imminente riunione del consiglio comunale darà alla interrogazione al riguardo del consigliere la risposta già negata alla preoccupata Italia Nostra.
29 gennaio. Comunicato stampa (e contestualmente lettera a Soprintendente e Sindaco di Maranello). È attivato a Torremaina, nella prospettiva della contigua Torre (che dà il toponimo), il cantiere per la costruzione di una vasta struttura alberghiera, in area agricola, zona di particolare interesse paesaggistico-ambientale, tale riconosciuta da piano paesaggistico, piano di coordinamento provinciale, piano urbanistico comunale, con prescrizione di inedificabilità assoluta. In conferenza di servizi – si è accertato – il convergente consenso di Soprintendenza, Comune e Provincia. Coalizzati contro il paesaggio dell’art.9.
3 febbraio. Alla Soprintendenza diffusamente motivata e documentata (con rilievi grafici e fotografici) l’istanza per la tutela del complesso immobiliare, a Modena, appartenente al demanio ferroviario regionale, Scalo ferroviario della linea Modena Sassuolo, l’unica che sopravvive attiva nella Stazione delle ferrovie provinciali insediata nei primi anni 30 del Novecento, allora in concessione alla privata società Sefta. Straordinario l’interesse di archeologia industriale (e di storia delle minori linee del servizio di trasporto passeggeri e merci) dell’unitario complesso organizzato in quello spazio con la serie dei manufatti (la gran parte in disuso), caratterizzati dalle distinte ma connesse speciali funzioni di servizio, che risalgono all’originario insediamento. Perché di inciampo a un annunciato progetto comunale di allora, quindici anni or sono una sbrigativa verifica li aveva indiscriminatamente e apoditticamente dichiarati privi di interesse. Il convegno di AiIPAI del 2011 vi aveva dedicato una accurata relazione. Necessaria e urgente la tutela, oggi, per preservare il pubblico sito storico che nella massima parte, non più funzionale al servizio dell’unica linea ferroviaria sopravvissuta, l’accordo tra Comune e Regione destina al mercato come area edificabile per la residenza privata (di lusso, in quella zona). Una speculazione edilizia che è tale pur se consumata su terreni di appartenenza pubblica. [Risponderà la soprintendenza con una immotivata nota di poche righe: il complesso non presenta alcun interesse storico -architettonico].
22 e 23 febbraio. Lettere alla persona della Soprintendente e all’Ufficio di Soprintendenza per segnalare che a una recente trasmissione Rai TV regionale la Assessore alla cultura del Comune di Finale Emilia aveva dichiarato la intenzione della Amministrazione di ricostruire la quattrocentesca Torre dei Modenesi (atterrata dal sisma del 2012) non come era (un falso, dice), ma secondo un libero progetto e le tecniche costruttive di oggi. L’associazione conferma l’esigenza che sia prescritta l’attuazione del progetto esecutivo (accompagnato da una analitica relazione illustrativa) conservato agli atti di quel Comune, redatto a titolo gratuito nel 2013 da un gruppo di esperti (Pier Luigi Cervellati, Elio Garzillo, Carlo Dazzi, Sauro Turroni), presentato al ferrarese Salone del Restauro da Salvatore Settis come esemplare modello di ripristino. Il progetto era stato fatto proprio dalla allora più saggia Amministrazione comunale.
27 febbraio. Istanza alla Soprintendenza per l’avvio del procedimento di tutela dello storico (1899- 1925) edificio dei Magazzini Frigoriferi Generali di Modena, posto nella prima espansione industriale a nord della città, pubblicato e illustrato per i singolari caratteri di composizione e stile dall’Atlante delle Architetture del 900 a Modena (Franco Angeli editore, 2003). Il piano regolatore comunale lo assoggetta a disciplina conservativa per il riconosciuto interesse storico- architettonico, ma il Sindaco ha di recente annunciato l’accordo con la proprietà per la radicale trasformazione dell’edificio in resort di lusso (alterata anche la sagoma). Risponderà poi la Soprintendenza che per edificio di appartenenza privata sarà valutata la opportunità (proprio così) di comprenderlo nel proprio piano delle nuove tutele. Non risulta che vi sia stato compreso.
Marzo 2024. La Direttrice delle Gallerie Estensi ha manifestato l’interesse al confronto con Italia Nostra sui problemi oggi posti da Galleria e Biblioteca. E l’associazione ha accolto con impegno quell’invito e in due distinti appunti ha argomentato 1. i compiti che a proprio giudizio oggi attendono la Galleria: prioritario il completamento del catalogo generale scientifico, incrementato il relativo cantiere di studio con nuovi funzionari addetti e speciale sostegno finanziario; riordinamento/ricognizione delle molteplici preziose raccolte che con la quadreria riflettono la versatilità degli interessi collezionistici degli Este, oggi nei depositi e in pratica ignote al grande pubblico (bronzetti, ceramiche, gemme incise, placchette, fondo musicale, disegni, medagliere, etc.) e nella contigua porzione del medesimo edificio, recuperata recentemente dall’indebito impiego ospedaliero, dovranno trovare l’appropriato assetto espositivo; 2. ha ragionato sul ruolo della Biblioteca che nel nuovo assetto organizzativo/amministrativo è stata annessa al supermuseo/Gallerie Estensi come sua speciale sezione, palese il rischio che ne risulti mortificato l’autonomo suo proprio ruolo di istituto bibliologico: non si desista dal promuoverlo, valorizzandone lo speciale ruolo di biblioteca di ricerca, con fondi di preziosi manoscritti, in continuità con la sua storia.
19 marzo. Si ricostruisce la Torre Civica a Novi di Modena. ma non quella che il sisma del 2012 fece cadere (era stata eretta nel 1928, su progetto dell’architetto del locale Teatro Sociale). Neppure quella preesistente settecentesca ben documentata. È stata invece, informa il Sindaco, la storia del territorio a dare la linea, come aveva indicato la Soprintendenza, rifiutato l’approccio del dove era e come era. In un comunicato alla stampa (e nella lettera alla Soprintendenza) Italia Nostra si riconosce nel motivato dissenso espresso dai cittadini di Novi.
23 marzo. Su Palazzo Solmi già Rangoni, a Modena, (sede nel ‘500 del cenacolo di Lucrezia Pico Rangoni, con Napoleone vi fu proclamata la Repubblica Cispadana: non rispettose della identità dell’edificio le nuove rabberciate destinazioni, era stato il giudizio dell’associazione) indirizzo a Comune proprietario e Soprintendenza: l’assetto di cantiere dei lavori di recupero in corso nel cortile principale lascia intendere il proposito di costruire l’ascensore in aggetto proprio a fianco del balcone marmoreo disegnato da Giulio Romano, ammirato dal Burckhardt nel suo Cicerone, guida al godimento delle opere d’arte in Italia. Improponibile l’accostamento. L’originario progetto prevedeva all’interno quel collegamento verticale, compatibile con il rispetto delle autentiche strutture dell’edificio.
28 marzo. Agli Assessori a mobilità sostenibile e centro storico del Comune di Modena: non solo il traffico veicolare privato, anche la linea dei filobus è incompatibile con il carattere della più bella strada della città – Corso Canalchiaro – valorizzata dai recenti lavori di pavimentazione ora conclusi; e, proseguendo più oltre, con il rispetto dovuto alla facciata del Duomo (sfiorato il sagrato dai pesanti veicoli, insopprimibili le vibrazioni trasmesse alle fondazioni dell’insigne monumento, la linea dei cavi aerei taglia la prospettiva frontale); sia questa la occasione per la radicale revisione dei modi del trasporto pubblico nell’attraversamento del centro storico (come a Reggio Emilia, più leggere navette ad autonoma trazione elettrica).
3 aprile. La parte a sud est dell’ex complesso abbaziale benedettino a Modena è stata Caserma Garibaldi e Distretto militare; esaurita la funzione, l’Agenzia del demanio ne ha autorizzata la vendita senza porre condizioni al riuso; si sa che è stata acquistata da una impresa di costruzioni per edilizia abitativa: spetta alla Soprintendenza valutare, prima della qualità formale del progetto che le sarà presentato, la compatibilità della destinazione a residenza privata (in presumibile regime condominiale) con i caratteri dell’edificio conventuale quattro-cinquecentesco. In una lettera alla Soprintendenza motivate le insuperabili ragioni della incompatibilità.
9, 13, 15 aprile, ancora 7 maggio. Nel Parco della Rimembranza a Modena (espressamente tutelato per riconosciuto interesse storico e artistico) una specifica area è oggetto di concessione comunale a costruire la struttura edilizia per la gestione di attività commerciale di ristoro e intrattenimento. Si parla di chiosco del cedro per la presenza del cedro del Libano, risalente all’originario impianto del 1923, protetto dal regolamento del verde come albero di pregio di rango comunale e nella prescritta zona di rispetto incide una parte del previsto edificio, mentre tre rigogliose piante di tasso (cresciute così in un secolo!) sarebbero recise. In distinti indirizzi ad Assessori comunali e Soprintendenza prospettata l’esigenza che siano sospesi i lavori appena iniziati per l’attuazione di quel progetto, privi della necessaria autorizzazione del Soprintendente ex art.21 codice dei beni culturali (tale non può considerarsi il generico parere reso in risalente procedimento di piano particolareggiato). [I lavori sono rimasti sospesi per determinazione dell’impresa concessionaria, non avendo al riguardo provveduto alcuno degli uffici come sarebbe stato tenuto].
26 aprile. Rischia il crollo – vistosa la fessurazione nella muratura portante del suo fianco di sinistra – il romanico oratorio di San Biagio di Roncoscaglia, siamo a Sestola (rilevato da Vincenzo Maestri a inizio Novecento, pubblicato da Roberto Salvini nel 1966). Appartenga a un privato o a un ente ecclesiastico (v’è incertezza al riguardo), spetta al Ministero della cultura l’urgente intervento di messa in sicurezza. Italia Nostra scrive alla soprintendenza e segnala il caso alla stampa che lo registra.
29 aprile. Sollecitata la soprintendenza a inibire la prosecuzione dei lavori di scavo in corso a Modena in zona del tutelato Parco della Rimembranza contigua al cantiere di ristrutturazione della ex Caserma Fanti per la costruzione interrata della cabina elettrica di servizio a quel privato intervento. E sia innanzitutto inibita l’occupazione, con prescrizione del ripristino.
1°maggio. Italia Nostra al candidato Sindaco per il Centrosinistra e alle liste che lo sostengono). “Ci dica per favore perché sì o perché no a quel che chiede l’associazione”: 1. Una apposita variante al PUG che ripristini la disciplina di tutela per restauro/risanamento conservativo (prescritta dal previgente piano) del tessuto edilizio connettivo che costituisce la parte più estesa e caratterizzante dell’insediamento urbano entro le mura, rimossa la introdotta categoria della ristrutturazione conservativa (che preserva i soli prospetti esterni degli edifici, così cancellate le originarie tipologie). 2. La risoluzione della convenzione Comune – Regione che destina la prevalente parte del vasto insediamento delle dismesse ferrovie provinciali (sopravvive la sola linea di collegamento a Sassuolo) al mercato delle aree edificabili, privatizzazione speculativa ben può dirsi di prezioso suolo pubblico che la disciplina urbanistica aveva preservato per i servizi generali della città, bene comune. 3. Così, il dismesso scalo merci della stazione delle ferrovie dello stato rimanga integralmente impiegato per l’esercizio delle pubbliche funzioni della città (hub intermodale dei servizi di trasporto urbano), abbandonata l’annunciata intenzione di destinarne una rilevante parte a un remunerativo uso urbanistico privato, a parziale sostegno – strategia immobiliarista – dell’intervento pubblico. 4. Urgente variante al PUG che riconosca le aree boscate spontaneamente formate come tali in territorio urbano, preziosa e irrinunciabile risorsa di verde, e ne preveda la rigorosa conservazione, cadute le vigenti e incompatibili previsioni di impiego urbanistico/edilizio. 5. Ripristino della pubblicazione nel sito istituzionale del Comune delle delibere di Consiglio e Giunta come è prescritto dal decreto trasparenza (d. lgs n.33 del 2013) per il libero generale accesso, strumento essenziale di conoscenza e controllo democratico dell’attività della pubblica amministrazione (con ragioni pretestuose la giunta del concluso mandato si era sottratta a quella prescrizione di pubblicità, oltre il breve termine di obbligatoria pubblicazione delle delibere nell’albo comunale). 6. Ripristino della stretta legalità nella applicazione della disciplina di restauro scientifico prescritta per gli interventi sugli edifici di interesse storico/artistico riconosciuto secondo il codice beni culturali o dal solo piano regolatore. Clamorosa la radicale ristrutturazione ancora in corso (per farne un condominio di lusso) dell’edificio che fu la Caserma Fanti e prima l’estense Scuola dei pionieri cadetti matematici, sfrontatamente abilitata dal Comune come restauro scientifico e autorizzata dalla Soprintendenza contro i precetti conservativi del codice beni culturali. La stessa società/impresa edilizia proprietaria ha acquistato dall’Agenzia del Demanio l’edificio contiguo che fu la Caserma Garibaldi con il Distretto militare, ma era stata l’Accademia militare estense e prima ancora era parte essenziale del monastero benedettino. Facile supporre il proposito di analoga destinazione a multiple unità abitative: e se pur la soprintendenza si attenesse alla medesima condiscendenza dimostrata, contro il suo compito, per la Fanti, l’Amministrazione comunale nella propria autonomia non si faccia complice dell’abuso edilizio e imponga la scrupolosa osservanza della regola che essa stessa si è data, pur se ne derivasse l’impraticabilità della conversione dell’edificio in condominio abitativo (di lusso). 7. La soppressione della linea del filobus nel Corso Canalchiaro (ne è stata di recente rinnovata la pavimentazione) è imposta non solo dal carattere della più bella strada di Modena, non regge al peso e all’ingombro delle pesanti vetture. Che si infilano poi sotto il Palazzo arcivescovile e lo fanno tremare, per sfiorare il sagrato del Duomo, non conosciamo altra cattedrale in Italia che soffra di una simile servitù e qui siamo in sito Unesco. Sia questa l’occasione per rivedere il sistema di attraversamento del centro storico da quei voluminosi veicoli, sostituirli con vetture leggere ad autonoma trazione elettrica, si è fatto così a Reggio Emilia. 8. È ancora possibile attenuare gli effetti disastrosi del piano di valorizzazione commerciale del Parco della Rimembranza, dedicato alla memoria dei tanti Modenesi caduti nella Grande Guerra, un albero dedicato a ciascuno di essi. Sia fermata la costruzione del chiosco nel lotto del parco concesso di fronte allo sbocco di Via Saragozza, lo chiamano del cedro, dalla grande pianta messa a rischio dalle fondazioni dell’edificio che ne incidono l’apparato radicale. [Risponderà dopo qualche tempo il Candidato sindaco, sì alla sola domanda numero 5, delle altre no, che neppure pare le abbia bene intese, colpa nostra, non siamo stati capaci di chiarezza].
3 maggio. Procede nel Parco della Rimembranza (nella parte poi voluta denominare delle mura e lì dedicata a Sandro Pertini) la intensiva edificazione in attuazione del piano di valorizzazione commerciale: si tratta di ben tredici moduli in cemento armato infilati tra gli alberi, tagliato quello di inciampo, il ceppo ora sfiora la gettata piattaforma cementizia, reciso l’apparato radicale degli altri. Insiste Italia Nostra con Soprintendenza, Sindaco e Assessori addetti: l’intervento è privo della autorizzazione voluta dal codice beni culturali e per questo deve essere fermato, se non vi pare che sia decisivo invocare la difesa degli alberi in un pubblico parco, inedificabile per divieto di parco regolatore. Alla associazione negata ogni risposta, agevole se dimostra le presunte ragioni di legalità dell’intervento.
17 – 18 maggio. A Carpi, il quattrocentesco Torrione di Galasso – o Torrione degli Spagnoli – nel Palazzo dei Pio. Una esterna struttura di collegamento verticale, vasto ingombro visivo (si dice necessaria a servizio della nuova destinazione dello storico edificio, quindi incompatibile), progettata per concorso internazionale dal Comitato tecnico-scientifico del Ministero sul progetto lesivo della integrità fisica e della stessa identità dell’insigne monumento.
20 maggio. Appello pubblico: “A tutti i candidati Sindaco di Modena sta bene che il centro (storico) della città si sia trasformato in un diffuso ristorante all’aperto?” Il Sindaco di Bologna ha rifiutato la proroga data dal ministro Urso ai dehors sbocciati nei centri urbani di tutta Italia durante la pandemia. Un esempio da seguire.
7 giugno. Modena, Piazza della Pomposa in centro storico, abuso per sopraelevazione di edificio soggetto a risanamento conservativo, lo aveva visto e denunciato Italia Nostra nel 1983(!); il giudice amministrativo e quello ordinario hanno condannato alla demolizione ma l’Amministrazione comunale, proterva nel rifiuto di metterla in esecuzione, ora avvia la sanatoria per fiscalizzazione. La Soprintendenza, chiamata a rendere il parere vincolante, neghi il consenso alla inconcepibile monetizzazione della lesione all’integrità del contesto urbano storico e imponga il doveroso ripristino.
12 giugno. Pubblicazione del filmato “Dialogo sulla tutela. Giovanni Losavio incontra Elio Garzillo” realizzato da Italia Nostra Modena. La conversazione con Garzillo, che fu soprintendente in Emilia dal 1992 al 2004, ripercorre progetti e vicende di una stagione in cui la funzione della tutela venne esercitata come prescrive l’art. 9 della Costituzione. Guarda il video https://www.youtube.com/watch?v=Qjcz7NZpnis&t=49s
24 giugno. Alla costituita nuova Amministrazione comunale di Modena: fermi in autotutela il procedimento avviato dalla Giunta del precedente mandato con l’abilitazione dei 20 progetti privati di rilevanti trasformazioni urbane, presentati in risposta all’illegittimo bando del settembre scorso che ne esclude la immediata pubblicazione nel sito del Comune e così priva i cittadini del diritto alla tempestiva conoscenza e alla informata e responsabile partecipazione al processo verso determinazioni di forte impatto nella vita della città (come il vasto ampliamento del complesso industriale CPC alla Sacca e l’estensione della zona residenziale in prossimità del villaggio Zeta al margine sudest dell’insediamento urbano).
4 luglio e ancora 25 agosto. Italia Nostra pone alla responsabilità della rinnovata Amministrazione comunale di Modena e alla Soprintendenza la difesa della integrità del Parco della Rimembranza invaso dai lavori del contiguo cantiere edilizio di ristrutturazione dell’edificio della ex Caserma Fanti che già hanno comportato lo sfoltimento della vegetazione e appaiono diretti alla trasformazione di quella porzione del parco al servizio del privato condominio di abitazioni che vi si affaccia: menomata la generale fruizione del verde pubblico e lesa la consistenza fisica stessa del bene culturale parco, in violazione delle misure conservative dettate dal codice beni culturali, severa la sanzione di recente (2022) introdotta nel codice penale.
19 agosto. Segnalazione a Soprintendenza e Amministratori del Comune di Modena del conosciuto progetto di benemerito recupero/restauro del tutelato edificio Cinema Principe da anni in disuso (opera di alta qualità formale dell’architetto Vinicio Vecchi), ineccepibile nel metodo, ma improponibile nella prevista addizione che invade e chiude a sacco il retrostante pubblico Vicolo di porta Albareto (indisponibile demanio stradale) che divide l’isolato dal muro del Giardino Ducale.
3 settembre. Comunicato alla stampa: gravemente danneggiata dal terremoto del 2012, la Villa Pico di Portovecchio a San Martino Spino di Mirandola, è da anni in stato di abbandono e oggi è a rischio la sua stessa conservazione. Appartiene al Demanio dello Stato, urgente e doveroso l’intervento di messa in sicurezza dell’edificio.
6 settembre. Comunicato stampa. È vietato dal regolamento comunale il passo carraio nel prospetto su Via Saragozza dell’edificio che fu la Caserma Fanti. Per un varco vediamo che è stato tuttavia concesso. Non è ancora deciso per gli altri e legalità (impegno ricordiamo del Sindaco) esige che sia negato. Si conosce il rilievo acquerellato (1828) del cadetto della estense Scuola dei pionieri cadetti matematici che rappresenta quel prospetto, con l’ordine delle finestre a terra, come era prima dell’odierno intervento di radicale ristrutturazione dell’edificio e considerato elemento stilistico caratterizzante dal provvedimento di vincolo (sorprendentemente disatteso dalla autorizzazione di soprintendenza). Una lesione della integrità fisica del monumento tutelato e perfino reato se lo si volesse perseguire. Insuperabile rimane il divieto del regolamento comunale di aperture verso l’esterno con invasione degli spazi pubblici (ovvia la ragione) e il passo carraio (competenza comunale) oggi richiesto sarebbe illegittimo e deve essere negato. [Su altre porte è comparso tuttavia il simbolo di quella concessione).
10 settembre. Lettera a Agenzia del demanio, direzione regionale, Provveditorato interregionale alle opere pubbliche e Soprintendenza: loro la responsabilità di messa in sicurezza e recupero degli edifici, gravemente lesionati dal sisma del 2012, dello storico Insediamento cavalli di San Martino Spino (ne fa parte la Villa di Portovecchio), tutelato per lo straordinario interesse culturale. Un complesso unitario di terreni e manufatti edilizi unici nel loro genere, funzionali all’azienda a ciclo completo, un capolavoro di ingegneria gestionale. Esaurita da anni la funzione militare che lo aveva tenuto in vita, è ora affidato alla Agenzia del demanio, non interessata alla gestione se non in funzione della liquidazione patrimoniale. Il complesso è integralmente compreso nel piano beni culturali che la recente ordinanza (26 giugno) del Commissario regionale delegato alla ricostruzione del dopo terremoto 2012 ha aggiornato, confermando il rilevante stanziamento assegnato all’intervento di riparazione, soggetto attuatore designato il Provveditorato alle opere pubbliche. Doverosa l’attivazione del coordinamento tra le istituzioni competenti e responsabili, per i restauri che hanno copertura finanziaria.
14 settembre. A Modena, un pezzo del vincolato Parco della Rimembranza smembrato, messo in ginocchio con progressivo abbassamento del livello per il raccordo del viale pedonale con la sottostante (più giù di oltre due metri) base di appoggio del muro che chiude l’insediamento della Caserma Fanti e dare così ingresso monumentale al condominio di lusso cui l’edificio è stato convertito. Un assetto che perfino scalza l’appoggio delle due grandi statue dei Garibaldini e l’apparato radicale delle grandi piante, esige l’erezione di muri di contenimento, dà un nuovo disegno di aiuole e vialetti a scivolo con tratti anche a gradini. Così aveva deciso la Giunta a fine maggio, colpo di coda alla vigilia della scadenza del mandato e sul presupposto falso che quel l nuovo assetto del parco ne attua l’originario progetto (1923). Alla nuova Giunta l’associazione chiede pubblicamente alla nuova giunta di revocare la determinazione che lede l’integrità fisica del Parco, riconosciuto bene culturale, e ne mette una parte a servizio di una privata residenza di lusso. Ve ne sono le ragioni di legittimità e di interesse pubblico (può rimanere in vita un atto della amministrazione comunale fondato su un falso documentalmente dimostrato?).
29 settembre. L’interesse culturale dell’edificio scolastico (Formigine,1949) merita di essere riconsiderato, caduta definitivamente la ipotesi di reimpiego come sede di uno speciale istituto assistenziale di incontestabile interesse pubblico (se ad esso aveva ceduto, con la formale verifica negativa, quello della tutela). L’associazione offre alla Soprintendenza nuovi e decisivi elementi di valutazione di una struttura architettonica che rappresenta l’esempio di più alta qualità formale di insediamento scolastico nel contesto delle nuove espansioni urbane (non solo nella provincia di Modena) degli anni centrali del Novecento. Sollecita, negativa e immotivata, la risposta della Soprintendenza.
2 ottobre. Nel comunicato alla stampa l’associazione vede riaffermato dalla nuova Amministrazione (con la recente decisione consiliare adottata su proposta della Giunta) l’interesse pubblico che presiede alle scelte urbanistiche e insieme ripristinato il diritto di partecipazione dei cittadini. Fermato infatti il processo di abilitazione avviato dalla precedente Amministrazione verso l’approvazione di incisive trasformazioni della città proposte da privati (sono ben venti i progetti), rimesse in discussione e contestate nel merito, prive dei requisiti stessi di funzionalità e sostenibilità. L’associazione che aveva denunciato a giugno il proposito di sottrarre ai cittadini il diritto di conoscere ed esprimersi sulle scelte urbanistiche (istruite nella segretezza degli uffici), oggi registra nella prima determinazione di grande rilevanza della nuova Amministrazione un radicale cambio di passo, rifiutata la prassi ventennale di politiche urbane che non hanno giovato alla città.
10 ottobre. A Sindaco di Modena e Assessori competenti per materia segnalato lo sviluppo di due vicende urbanistiche, abilitate dalla trascorsa Amministrazione, che presentano un comune allarmante profilo, perché la loro attuazione comporterebbe la lesione della integrità del demanio stradale, nell’esclusivo interesse delle aree private contigue (rilevante il danno erariale). 1.Necessaria la occupazione di una porzione di via Piave per la realizzazione dell’alta torre a prevalente destinazione residenziale che si affaccia sulla rotonda alla conclusione di Viale Ciro Menotti (insufficiente l’area di pertinenza). 2.Cessione di un lungo tratto di via Tirassegno alla impresa CMC, proprietaria delle aree che la fronteggiano sull’uno e l’altro lato, per dare continuità di superficie ai terreni dell’insediamento produttivo (che importa se rimane chiuso lo sbocco su Via delle Suore!).
7 novembre. Indirizzo a Soprintendenza e Amministrazione comunale di Modena (proprietaria di una parte del complesso benedettino). Se nulla ha fatto la città per trattenere la Comunità dei monaci nel loro storico insediamento di Via San Pietro (definitivamente trasferiti a Pontida) e la Istituzione di tutela nulla ha eccepito alla soppressione del piccolo ma prezioso museo benedettino nel vano che si affaccia sul cortile della spezieria (parte di oggetti e dipinti portati a Pontida, parte ricoverati nel solaio), sia almeno preservata la integrità di quel cortile di recente recuperato alla storica funzione, ma più utile ora come campo di gioco degli scout che hanno preso il posto del museo.
Fine dicembre. Postata nel sito dell’associazione la nota che registra un singolare pubblico evento in città, la conferenza stampa, partecipi Assessore comunale e Vicario del Vescovo, promossa dalla impresa di costruzione e dai progettisti della conversione a condominio di lusso (così presentato) dello storico edificio di Via Ganaceto, angolo di Via della Cerca. Era stato ricevuto in donazione dalle Dame Orsoline a inizio Novecento, poi sopraelevato nel 1923, unificate le facciate in forme settecentesche, adibito dall’ente religioso prima a scuola privata femminile, poi a studentato fino all’esaurimento della funzione e il trasferimento delle monache. Speciale rilievo danno Carlino e Gazzetta (foto in posa dei partecipanti alla promozione commerciale) alle parole dell’Assessore alla cultura, saluta l’investimento privato che riporta residenti nel centro storico e del Vicario del Vescovo, benedice il ritorno degli spazi di grande valore educativo, gestiti in passato dalle Orsoline, alla finalità di accoglienza. [Lo stesso giorno la Vicesindaco è a Roma alla manifestazione dei Comuni che chiedono un piano-casa nazionale: Le città per il diritto alla casa].
Modena, febbraio 2025.